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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2013 alle ore 09:42.

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Il monopolio del contropotere economico era nelle loro mani e per riuscirci meglio, tra Crotone, Papanice, Cirò e Cutro, non solo si erano federati ma avevano anche creato una "cassa comune" nella quale far confluire tutti i proventi delle attività illecite, che venivano poi suddivisi in cinque parti.

La scoperta si deve all'operazione Old family (Vecchia famiglia), con la quale la squadra mobile di Crotone ha eseguito 35 provvedimenti di fermo emessi dal sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni della Dda (direzione antimafia) di Catanzaro nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso.

Se, dunque, fino a qualche tempo fa, nella provincia a dettare legge erano la cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura (a Crotone), Megna (a Papanice), Farao-Marincola (Cirò) e Grande-Aracri (Cutro), le "vecchie famiglie" insomma, da qualche anno a questa parte i loro "capi società" e organi di vertice avevano dato vita a questo principio di federalismo criminale economico che si divideva scientificamente tutto: estorsioni, lavori pubblici di messa in sicurezza della strada statale 106, la gestione delle attività legate all'energia eolica, la bonifica dei rifiuti tossici della ex area industriale di Crotone, la detenzione di armi e il traffico di stupefacenti.

Ma c'è di più: l'inchiesta ha messo anche in evidenza lo stretto legame di questa cosca federata, con la cosca Morabito della provincia di Reggio Calabria.

Passione eolica
L'indagine ha messo a nudo gli interessi della cosca nella realizzazione di un parco eolico in un località Capocolonna, su di un terreno acquistato da un insospettabile ed incensurato imprenditore, compartecipe con il figlio, nell'associazione mafiosa.
L'ulteriore interesse della cosca sempre nel settore dell'energia eolica e delle attività imprenditoriali collaterali, si è concretizzata nel capillare controllo da parte dei fratelli Cazzato, figli del boss detenuto Egidio, dell'attività del trasporto dei componenti delle pale eoliche scaricati e stoccati in una zona del porto di Crotone, mediante atti intimidatori volti a favorire talune imprese impegnate nel trasporto a discapito di altre, in cambio del versamento di somme di denaro, anche imponendo assunzioni di soggetti vicini alla cosca all'interno dell'area portuale e nell'effettuazione dei servizi di scorta dei trasporti eccezionali.

Bonifica a tutto spiano
L'indagine ha documentato l'interessamento della cosca federata e in particolare della famiglia Cazzato, nei lavori di bonifica dai rifiuti tossici dell'ex area industriale di Crotone, nonché da parte del boss Gaetano Ciampà, nei lavori dell'appalto, dell'ammontare di 11 milioni, di messa in sicurezza della S.S. 106, delle relative assunzioni di personale e delle ditte da impiegare nei subappalti.

Sanità tra le mani
Il monopolio non era solo economico e, non va mai dimenticato, la federazione criminale aveva sempre un occhio di riguardo ai vecchi capi dai quali imparare e ispirarsi. Nel corso delle investigazioni sono state infatti accertate anche condotte di condizionamento dell'attività amministrativa dell'Azienda sanitaria di Crotone e segnatamente dell'ospedale di Crotone e del servizio 118. A tal proposito sono stati intercettati diversi "pizzini" inviati dal boss Nicolino Grande Aracri a un indagato, per la risoluzione di questioni relative all'imposizione di alcune assunzioni di cui una inerente la riassegnazione di un medico al Servizio 118 dell'ospedale.

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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