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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2013 alle ore 21:03.

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Il disagio sociale «preoccupa» più degli scontri e per questo la polizia farà «sempre di più per agevolare il dialogo e la mediazione», potendo contare su uomini e donne, «figli, padri e madri di lavoratori», sulla cui professionalità «non c'è alcun dubbio»: ma la protesta, «per quanto motivata, non potrà mai sfociare in episodi di violenza».

Raccolgo un'eredità non da poco
Il nuovo capo della Polizia Alessandro Pansa, davanti al ministro dell'Interno Angelino Alfano e ai vertici di tutte le forze di polizia, inizia il mandato nel segno dei suoi predecessori, Gianni De Gennaro e Antonio Manganelli, con i quali ha condiviso 30 anni di carriera e dei quali, sono le sue parole, «raccolgo un'eredità non da poco per custodirla e trasferirla alle nuove generazioni». Ed è proprio sulla base di questa eredità che, nel suo discorso d'insediamento, Pansa ricorda che il Dipartimento non è solo la casa della polizia ma di «tutte le forze dell'ordine»: quella «casa della sicurezza dove serve il contributo di tutti». E sicurezza significa lotta alla criminalità organizzata e aggressione ai suoi patrimoni, attenzione a ogni forma di abuso su donne e minori, neutralizzazione di ogni minaccia terroristica o tentativo di eversione, sguardo attento a reati sul web, «che sempre più spesso viene utilizzato per scopi denigratori se non per veri e propri atti di intimidazione».

Liberare la società dalla paura
«L'obiettivo - dice - è liberare la società dalla paura perché sono convinto che la libertà dalla paura è la prima delle libertà, dalla quale ne discendono tutte le altre». Il prefetto sa benissimo però che non sarà un compito semplice, reso ancor più gravoso dalla crisi economica, come dimostrano i fatti di Terni. «Siamo ben consapevoli - sottolinea non a caso - che oggi il dissenso esprime un duplice malessere, costituito da un lato dalle difficoltà economiche frutto della crisi e dall'altro dall'incertezza che pervade i cittadini per il proprio futuro. Il nostro compito sarà dunque quello di garantire a chiunque la libertà di esprimere il proprio disagio senza che ciò comporti l'alterazione dell'ordine sociale». Per farlo, è evidente, servirà il «massimo coinvolgimento» della società civile, delle associazioni e dei sindacati.

Alfano: è l'erede migliore
Dalla sua, Pansa avrà il governo, che una settimana fa l'ha scelto e lo ha voluto alla guida del Dipartimento superando l'impasse dovuta ai veti incrociati di Pd e Pdl: «è l'erede migliore» l'ha definito Alfano sottolineando che «la polizia è pronta a raccogliere le sfide che l'attendono» perché «a garantire democrazia e legalità non vi è una squadra con un colore o con un altro, ma vi è una squadra che si chiama Stato». Ma nel suo discorso il titolare del Viminale ha anche indicato le linee strategiche in materia di sicurezza della strana alleanza Pd-Pdl: «il nostro compito, ma anche la nostra priorità, è che le nostre città debbono essere sempre più sicure: servono interventi forti, pratici e concreti che diano la certezza ai cittadini di essere protetti da un sistema di sicurezza che consenta loro di vivere sereni».

Contrasto al cybercrime e lotta al femminicidio
Senza dimenticare il contrasto al cybercrime, «il nuovo settore d'infrangimento delle regole che richiede la forma più avanzata di contrasto», quello alla criminalità organizzata, che si deve muovere sul «doppio binario dell'arresto dei latitanti e della confisca dei patrimoni», e la lotta al femminicidio, che rischia di essere la nuova piaga della criminalità moderna».

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