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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2013 alle ore 16:02.

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Elettricità verde, la rivoluzione delle rinnovabili italiane acceleraElettricità verde, la rivoluzione delle rinnovabili italiane acceleraElettricità verde, un assalto che vale già la metà della tortaElettricità verde, un assalto che vale già la metà della tortaElettricità verde, un assalto che vale già la metà della tortaElettricità verde, un assalto che vale già la metà della torta

Osannata da molti, e non solo dai paladini dell'economia verde, ma temuta da qualche autorevole manovratore della nostra energia, la rivoluzione delle rinnovabili italiane accelera al di là del previsto. Gli operatori si interrogano sulla fine, sancita proprio nelle scorse ore, degli incentivi del quinto conto energia per i fotovoltaico. Imprenditori del settore sollecitano qualche aiuto sostitutivo per dare continuità allo sviluppo. Ma intanto il nostro paese si conferma tra i più vivaci nell'avanzata dell'energia verde.

Il dato eclatante viene dai dati diffusi da Terna, il gestore della trasmissione elettrica italiana, riferiti al mese di maggio. Il solo fotovoltaico ha soddisfatto quasi 9,5% della richiesta italiana di elettricità. Un picco eccezionale, ma sull'onda di un progresso continuo non solo dell'energia fornita dai pannelli solari ma anche del contributo prorompente di tutte le altre rinnovabili. Il che, unito alla depressione della domanda complessiva determinata dal ciclo economico negativo, fa sì che la produzione delle tradizionali centrali termoelettriche sia calata nei primi cinque mesi del 2013 del 15,1% (da 87 a 74 tea wattora) rispetto allo stesso periodo del 2012, con un autentico crollo a maggio: -21,4% rispetto allo stesso mese del 2012. Ben a al di là delle conseguenze attribuibili al calo generale dei consumi elettrici, che registra un meno, 3,4% su base annua, con una contrazione in tutta la penisola con l'eccezione dell'Emilia Romagna e della Toscana.

Crescita a due cifre

Nel frattempo fotovoltaico, idroelettrico e l'eolico hanno accelerato il passo con una crescita a doppia cifra. A maggio l'eolico ha fatto segnare + 44,6% con 1,5 terawattora, l'idroelettrico (fattore certamente congiunturale e non strutturale, in questo caso) +35,6% con 6,6 terawattora, il geotermoelettrico +3,4%, mentre il fotovoltaico si è appunto portato alla soglia del 10% dei consumi nazionali con un progresso del 15,7% a 2,4 terawattora. E nel periodo gennaio-maggio la produzione congiunta di eolico e fotovoltaico ha coperto il 12% della nostra domanda elettrica.
E così il complesso delle energie verdi non è troppo lontano dalla fatidica quota della metà del fabbisogno nazionale, se consideriamo che a maggio l'idroelettrico ha coperto il 26,1% del fabbisogno mentre il 17,2% è andato al solare, all'eolico e al geotermico. A cui bisogna aggiungere almeno un terawattora attribuibile alle biomasse, che vengono conteggiate nella produzione termoelettrica tradizionale.

Ma continuiamo ad importare

In questo scenario appare modesto, contrariamente a quello che ci sarebbe potuti aspettare, il ridimensionamento dell'energia che importiamo dall'estero, soprattutto dalla Francia. Il calo c'è, ma è davvero lieve: -2,7% nei primi cinque mesi dell'anno con una discesa più evidente(-6,5%) solo nel mese di maggio. Siamo comunque alla rispettabile quota del 12,2% di energia elettrica importata, nonostante la pressione dei ritiro obbligatorio di tutta l'energia verde che in Italia si riesce a produrre.
E non mancano, da questa rivoluzione all'insegna del verde, altri effetti collaterali non del tutto graditi. Ferve il dibattito su come compensare la perdita di redditività del parco termoelettrico, comunque essenziale per garantire un corretto bilanciamento della rete almeno fino a quando (ma ci vorranno parecchi anni) l'intermittenza delle fonti rinnovabili non sarà compensata dallo sviluppo dei sistemi di accumulo a batteria. Ma ecco intanto avanzare il più curioso ma inevitabile effetto collaterale dei pannelli solari. Molte delle vecchie installazioni stanno arrivando a fine vita. Il materiale non è di semplicissimo smaltimento vista la prevalenza di componenti elettroniche e di lastre di silicio non certo riciclabili con facilità.

Il vecchio da riciclare

Dalla metà dello scorso anno le agevolazioni del conto energia sono state affiancate dall'obbligo per i produttori di pannelli di accantonare, con l'iscrizione ad un apposito consorzio, le risorse necessarie ad un corretto smaltimento delle apparecchiature in chiaro in caso di sostituzione per guasti o di obsolescenza. L'obbligo riguarda il quarto e quinto conto energia ma non solo per gli impianti installati precedentemente ma anche per quelli che saranno a vario titolo piazzati sul nostro territorio dopo la fine dell'ultimo conto energia la disciplina deve ancora essere definita. In ogni caso le norme europee classificano tutto ciò che a che fare con gli impianti solari come Raee, ovvero come rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. E anche in questo caso l'Italia è obbligata a intervenire con una disciplina di dettaglio che comprenda tutte le tipologie. Scadenza febbraio 2014. Pena l'ennesima procedura di infrazione.

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TAG: Italia

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