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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2013 alle ore 14:41.

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Moschea al posto della statua di Ataturk: il progetto che ha scatenato le proteste - Raffica di arresti per contestazioni via twitter

Nello studio affacciato su Chumurriyet, il viale della Repubblica, la luce filtra dalle ampie vetrate per illuminare il progetto del primo ministro Tayyip Erdogan destinato a rivoluzionare, all'islamica, Taksim e il cuore della città. «Al posto di Gezi Park - dice Sirkan, architetto di Istanbul - verrà ricostruita la replica della caserma ottomana quasi rasa al suolo da Ataturk nel 1908, quando i giovani Turchi soffocarono nel sangue una ribellione marcatamente religiosa di un gruppo di militari che volevano il ritorno del Sultano in esilio a Salonicco. Di fianco dovrebbe essere costruito, sulla sinistra, un nuovo emporio commerciale, mentre a destra c'è il centro culturale Ataturk che Erdogan vuole abbattere per erigere, a suo dire, un teatro».

L'Ataturk Center, un parallelepipedo nero imbandierato dagli slogan dei manifestanti, è per la verità assai brutto, lo ammette anche Sirkan. «Ma questa operazione verrebbe accompagnata da una nuova moschea, stravolgendo l'urbanistica novecentesca e relegando in un angolo il monumento ad Ataturk, sovrastato dagli altri, che così non occuperebbe più il centro della piazza».

La filosofia del progetto è di eliminare o nascondere i simboli legati al padre della patria e alla Turchia laica e kemalista sorta sulle macerie dell'impero ottomano. Ataturk, dopo aver salvato la Turchia dalla disfatta militare e dall'occupazione straniera, liquidò negli anni Venti del secolo scorso il sultanato, poi il califfato e infine anche la sharia, la legge islamica: un'eredità troppo constrastante e indigesta per l'ideologia di un primo ministro con ambizioni presidenziali. Si tratta ovviamente di una sfida a una parte della città e del Paese che non vota per lui e non accetta l'impronta islamista del governo dell'Akp.

Quella che era partita come una manifestazione ecologista contro la proposta di cancellare un piccolo parco nel cuore di Istanbul per far posto a un centro commerciale di dubbio gusto, si è rapidamente trasformata in uno scontro di valori. La disputa sembra apparentemente riflettere due concezioni diverse e opposte della Turchia moderna: secolare e religiosa, democratica e autoritaria. Anche se la questione non è così semplice. Lo stato secolare kemalista, contrassegnato da tre golpe sanguinosi e da un quarto intervento autoritario nel '97 che fece fuori il premier islamico Necmettin Erbakan, non era meno autoritario del governo islamista e populista di Erdogan che vince comunque le elezioni da undici anni con percentuali travolgenti.

Ma Taksim è diventata la piazza dello scandalo. Anche fonti cattoliche in Turchia hanno avuto conferma dall'ufficio del premier del progetto di edificare una grande moschea di fronte alla chiesa greco-ortodossa della Santissima Trinità, all'inizio di Istiklal Caddesi, la più importante via commerciale del quartiere. Il piano di edificazione del tempio islamico accanto alla chiesa, che comporta l'abbattimento di diversi immobili su un terreno appartenente alla Fondazione dell'ospedale greco di Balikh, sarebbe secondo Erdogan un simbolo del dialogo inter-religioso.

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