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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2013 alle ore 15:19.

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Femminicidio, mattanza quotidiana: aumentano denunce e arrestiFemminicidio, mattanza quotidiana: aumentano denunce e arrestiFemminicidio, mattanza quotidiana: aumentano denunce e arrestiFemminicidio, mattanza quotidiana: aumentano denunce e arrestiFemminicidio, mattanza quotidiana: aumentano denunce e arrestiFemminicidio, mattanza quotidiana: aumentano denunce e arresti

Quella del femminicidio è "una mattanza quotidiana". Stalking, violenze, abusi in famiglia e ogni altro sopruso contro le donne sono drammi di ogni giorno, non risparmiano nessuna regione d'Italia e attraversano tutti i livelli sociali. Aumentano denunce e arresti: il numero dei delitti di questo genere nel 2012 è arrivato a 9.608 secondo la denuncia dell'Anfp, l'associazione nazionale funzionari della Polizia di Stato. È un obiettivo prioritario del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e lo ha richiamato con forza nel suo insediamento giovedì scorso il nuovo capo della Polizia, Alessandro Pansa. L'Anfp di recente ha scritto ad Alfano, ai ministri Anna Maria Cancellieri e Josefa Idem, e a Laura Boldrini, presidente della Camera. I dati elaborati dall'Anfp fanno impressione oltre ogni ragionevole dubbio. E la lettera ai vertici istituzionali è la testimonianza di di un intreccio devastante di fenomeni criminali inarrestabili, arretratezze normative e difficoltà di contrasto.

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La statistica dei soprusi
Denunce e arresti per stalking sono arrivati a 8.762 casi l'anno scorso, ma fa impressione l'impennata degli ultimi anni: 5.436 (2009), 6.995 (2010), 8.127 (2011). Nessuno può escludere che l'aumento si fermerà a breve, tocca fare i conti anche con l'effetto emulazione. Con casi concreti già finiti in cronaca, come il ricorso all'acido per sfigurare il volto della vittima. La serie dei delitti di questo genere testimonia poi che le regioni in testa, dati 2012, sono Lombardia (1.525), Lazio (1.015) e Campania (1.045), con dati in pratica raddopiati rispetto a quelli registrati dal ministero dell'Interno nel 2009. A guardare poi il fenomeno complessivo dei maltrattamenti in famiglia e delle violenze sessuali, le cifre 2012 parlano di 9.211casi di vittime italiane e di 3.712 straniere mentre nel 2010 erano rispettivamente 8.543 e 3.268. Ma la statistica colpisce soprattutto quando confronta le persone denunciate con quelle arrestate, sintomo inequivocabile dell'inadeguatezza del sistema. L'anno scorso sono stati denunciati 8.882 italiani ma sono stati fermati dalle forze dell'ordine solo 1.960 soggetti; per gli stranieri, 4.359 denunce e 1.275 arresti.

La diagnosi criminale
Nella lettera inviata da Lorena La Spina (Anfp) ai vertici istituzionali si sottolinea come «i dati del Ministero dell'Interno relativi al triennio 2009 – 2011, per quanto attiene al reato di cui all'art. 612 bis (Atti persecutori), rivelano un costante aumento in ambito nazionale, con punte che arrivano, ad esempio, a un +56,5% per la Sardegna (tra 2009 e 2010) o ad un +48,8% per il Friuli Venezia Giulia (tra il 2010 e il 2011)». E per quanto riguarda «il sesso delle vittime del reato di stalking» si assiste a «un'assoluta e costante prevalenza di donne dal 2009 al 2011, con punte che giungono fino all'83,8% per il Trentino nel 2009 e fino all'87,7% per il Friuli nel 2010». Cifre non molto diverse, del resto, «dalla media nazionale del 78,9% nel 2009, del 77,4% nel 2010 e del 77,2% nel 2011».

Le priorità di intervento
Ma l'associazione dei funzionari di Polizia stigmatizza soprattutto le armi spuntati che forze dell'ordine e magistratura si ritrovano oggi contro la minaccia dello stalking. Poiché la pena massima è di quattro anni, essa non consente né le intercettazioni telefoniche né quelle ambientali: se da quattro si passasse a sei anni – come è già previsto per il reato di maltrattamenti – le intercettazioni sarebbero invece possibili. E l'aumento della pena «avrebbe anche l'effetto di rendere applicabile il giudizio immediato» che significa per il pubblico ministero formulare la richiesta di rinvio a giudizio entro novanta giorni e non sei mesi, cioè il termine ordinario. Non è solo questione giuridica, ma anche pratica: «La maggior rapidità nella celebrazione del giudizio si ripercuoterebbe positivamente anche sul decorso dei termini di durata massima della custodia cautelare, limitando i rischi connessi alla liberazione dell'imputato nelle more della celebrazione del processo». Perché non possiamo dimenticarci, sottolinea l'Anfp, «la notevolissima incidenza statistica della recidiva da parte degli autori del reato di stalking, oltre che alla frequente escalation criminale che si registra tra gli atti persecutori e il successivo omicidio della vittima». Morti che pesano sulla coscienza di tutti.

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