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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2013 alle ore 14:34.

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David RitchieDavid Ritchie

L'Australia è pronta a scommettere sui "cervelli" italiani. A dirlo è l'ambasciatore australiano in Italia, David Ritchie, che giovedì scorso ha aperto le porte della sua residenza capitolina per ospitare docenti, ricercatori e studenti dei due Paesi. Con l'obiettivo dichiarato di favorire la cooperazione e lo scambio tra i due governi (e non solo tra i singoli atenei) sulle iniziative per lo sviluppo del capitale umano.

Al di là degli accordi tra singole università come possiamo rendere più stabile la collaborazione tra Italia e Australia nella formazione del capitale umano?
Sono molto lieto che vi siano oltre 180 accordi di cooperazione in atto tra università italiane e australiane. Tali accordi sono volti a promuovere la cooperazione scientifica, ma anche lo sviluppo di corsi di laurea congiunti e scambi di docenti. Questi accordi contribuiscono a creare quei rapporti interpersonali, tra le università e i centri di ricerca, indispensabili per costruire e rafforzare la cooperazione nei settori dell'education e della formazione. Come ambasciatore vorrei davvero che questi accordi portassero a risultati concreti e non fossero solo dei pezzi di carta. Ritengo che il ruolo dei nostri due governi sia quello di incoraggiare una reale attività di questi accordi e certamente non intralciarli, celebrarne i successi e pensare a modi in cui si possano sostenere e promuovere ulteriormente tali collaborazioni. Dovremmo anche pubblicizzare la già molto attiva collaborazione che vi è tra di noi, ad esempio l'eccellente collaborazione tra i nostri ricercatori nelle aree più all'avanguardia della ricerca, della scienza e della tecnologia. Infine mi auguro di vedere più studenti italiani avvalersi dell'eccellenza accademica delle università australiane e considerare la possibilità di studiare in Australia. Vi è anche un ottimo sito (www.studyinaustralia.gov.au) che i giovani italiani possono consultare per avere qualche idea sulle opportunità esistenti.

Nel suo intervento di govedì scorso ha proposto la creazione di un «alumni network». A che cosa si riferisce?
In base ai dati statistici a mia disposizione vi sono attualmente circa 6.500 italiani che studiano in Australia. Questa cifra è alta ed è in aumento. Inoltre molti giovani italiani si stanno avvalendo del programma di visti Vacanza-Lavoro Italia-Australia. Ciò significa che contando tutti coloro che già hanno trascorso un periodo di studio o di ricerca in Australia e che sono rientrati in Italia, vi sono molti italiani che sono ex-studenti di università o altri istituti di formazione australiani. Le università australiane e altri istituti di formazione restano in contatto generalmente con i loro ex-studenti. In molti Paesi del mondo e dell'Europa, coloro che hanno studiato in Australia si riuniscono regolarmente per scambiarsi informazioni e parlare di possibili modi per cooperare e per rivivere la bella esperienza che hanno avuto in Australia. Ciò non avviene in Italia e vorrei davvero che accadesse. Questi italiani, che sono ex-studenti di università australiane o altri istituti di formazione in Australia, hanno un ruolo di fondamentale importanza per avvicinare i due Paesi e ciò e di beneficio per entrambi i nostri Paesi.

Il "Post study work visa" appena introdotto, che consente agli studenti internazionali che hanno completato un corso universitario in Australia di poter lavorare lì per un periodo compreso dai due ai quattro anni, potrà invogliare un maggior numero di italiani a scegliere l'Australia?
Penso proprio di sì. Completare un corso di studi universitari riconosciuto in Australia consente di fare domanda per restare a lavorare per un certo periodo di tempo in Australia. Ciò dovrebbe essere un forte incoraggiamento per tutti gli italiani, ma in particolare per i giovani.

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