Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2013 alle ore 12:39.

My24
Rinnovabili, gli stranieri frenano gli investimenti in Italia - Il Giappone post Fukushima nuova Mecca del fotovoltaico

Le nostre energie rinnovabili continuano a fornire ai pretendenti una buona dote sotto forma di incentivi, nonostante i consistenti ridimensionamenti dell'ultimo anno. Ma sono complicate, burocratiche, inattendibili nelle regole. Ed è proprio l'intrico tra la burocrazia e l'inaffidabilità a deprimere la loro attrattività per gli investitori esteri. Ed ecco il responso del decimo rapporto annuale Ernst & Young "Renewable energy country attractiveness index". Solo tre anni fa eravamo al quinto posto nel mondo, dopo l'andamento altalenante degli anni precedenti. Poi la strenua resistenza del 2011 e il crollo del 2012 quando siamo passati dal sesto posto di febbraio al nono di novembre, per subire il tracollo negli ultimi mesi: nel febbraio scorso siamo riusciti a mantenere il nono posto ma a maggio siamo scesi all'11º.

Un record negativo le cui motivazioni sono indubbiamente imbarazzanti. Non è tanto il livello degli incentivi a penalizzarci: i tagli ci sono stati, il meccanismo del conto energia per isolare fotovoltaico ha appena chiuso i battenti. Ma il livello globale degli incentivi rimane comunque ai vertici mondiali. Peccato che il livello dei sussidi, che di per sé continua a rimanere attraente, non valga più a compensare l'abbattimento di attrattività dovuto agli extracosti imposti dalle complicazioni burocratiche e dell'inaffidabilità delle regole.

Troppi ostacoli

«La componente degli incentivi italiani - spiega Andrea Paliani, global advisory leader per il settore energia e utilities di Ernst & Young - ha rappresentato sempre il driver principale di investimento nel nostro paese. Valori elevati hanno controbilanciato una storica riluttanza di investire da noi a causa dell'instabilità regolamentare e politica. Da un punto di vista tecnologico siamo tra i più attuativi nel gelo termico e nell'idroelettrico. Settori che però hanno già espresso gran parte del loro potenziale in Italia e sono totalmente appannaggio degli operatori municipalizzati o incumbent».
Nel passato - ci ricorda Paliani - «il solare è stata la tecnologia più incentivata, anche se l'eolico è quella che probabilmente consente di avere margini migliori (tant'è che la criminalità organizzata se ne è largamente impossessato, n.d.r.) considerato il livello di efficienza raggiunto. Ma negli ultimi due anni la morsa del credit crunch, i requisiti di Basilea 3 e la rivisitazione dello schema degli incentivi, hanno inciso notevolmente nella valutazione dell'attrattività comparata dell'Italia. La sua discesa rappresenta quindi una naturale tendenza accentuato in quest'ultimo periodo dalla scarsa chiarezza del quadro politico sia in termini di visione della politica energetica e integrazione con la politica industriale che invece ha contraddistinto la forte ascesa della Cina e della Germania nelle classifiche».

Da collaboratori a prede

La nostra attrattività scende, ma certo non svanisce. Cambia, semmai, le sue caratteristiche. In senso, purtroppo, più "predatorio". Spiega infatti Paliani che il nostro paese rimane "interessante per investire in società di minori dimensioni nelle rinnovabili che a causa della morsa finanziaria trovano conveniente liberarsi degli impianti attivi. In questo ambito l'attrattività per gli investitori a maggioranza asiatici è invece elevata soprattutto in un'ottica di ottimizzazione degli asset e diversificazione di portafoglio".

Il panorama internazionale? L'ultima rilevazione di EY conferma in pieno lo scenario già evidenziato dagli analisti: mentre l'Europa continua a perdere centralità, trainata solo da Germania e Gran Bretagna, Stati Uniti e Cina si impongono come leader del settore, seguite da economie in crescita come Brasile, Giappone, Canada e India.
"Va comunque considerata - nota Paliani - la minore attrattività che caratterizza l'intero continente europeo con la Romania ad esempio, che sta riducendo forzosamente gli incentivi, con il corrispondente sviluppo della componente asiatica.

Così nel mondo

Le prospettive di crescita per il settore in Cina, che nell'ultima classifica dell'indice di attrattività scende al secondo posto, restano sostenute in linea con la crescita del Pil, una crescente domanda energetica e la continua importanza che riveste il settore per l'economia locale. Ben posizionati risultano Giappone come reazione al disastro nucleare, India, Australia, e in prospettiva anche penisola arabica e Medio Oriente. Usa e Canada scalano la classifica beneficiando di una politica energetica che punta alle rinnovabili, nonostante l'avanzata dello shale gas ma anche grazie alla convergenza di interessi da parte di una buona parte del mondo industriale energivoro che utilizzerà per l'autoproduzione impianti rinnovabili. È il caso ad esempio di Apple e Walmart".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi