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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2013 alle ore 16:06.

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L'allarme dell'Aie: quattro mosse per evitare il surriscaldamento globaleL'allarme dell'Aie: quattro mosse per evitare il surriscaldamento globaleL'allarme dell'Aie: quattro mosse per evitare il surriscaldamento globaleL'allarme dell'Aie: quattro mosse per evitare il surriscaldamento globaleL'allarme dell'Aie: quattro mosse per evitare il surriscaldamento globaleL'allarme dell'Aie: quattro mosse per evitare il surriscaldamento globale

Londra – Abituarsi all'eccezione, lasciandosi trasportare verso il disastro. Il World Energy Outlook 2013 preparato dall'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) presentato a Londra non lascia alternative, se non si agisce subito, immaginando scenari estremi, conseguenza di un fallimento che si perpetua. "Il mondo non sta andando nella direzione giusta per limitare entro i 2 gradi centigradi il surriscaldamento globale", hanno concluso i ricercatori, aggiungendo che l'effetto serra va consolidandosi con un aumento della "temperatura del pianeta" sul lungo periodo oscillante fra i 3,6 e i 5,3 gradi rispetto all'epoca pre-industriale.

"Gli effetti se si arriverà al margine più alto – precisa il chief economist di Aie Fatih Birol – saranno devastanti". Facendo dell'eccezione la norma, in allegro declino verso un disastro punteggiato da allagamenti e ondate di calore violente, in un alternarsi sempre più frequente, imprevedibile e distruttivo. Per evitare tutto ciò è necessaria un'azione rapida da mettere a punto entro il 2020 che l'agenzia definisce "4 per 2", ovvero quattro mosse per contenere entro i due gradi il surriscaldamento del pianeta. La prima raccomandazione è quella che Fatih Birol ritiene più urgente anche per un Paese come l'Italia che pure si muove abbastanza in linea con il resto d'Europa.

"L'adozione di misure di efficienza energetica specifica è il primo punto dei quattro che sollecitiamo – spiega l'economista – e credo sia il fronte sul quale l'Italia si deve impegnare di più. E' necessario innalzare gli standard richiesti per l'efficienza energetica degli apparecchi domestici e degli impianti industriali. E' essenziale e avete davanti a voi un buon esempio. La seconda amministrazione Obama sta infatti adottando gli standard più giusti". Gli altri tre punti che l'Aie considera essenziali per contenere a quota 2 gradi le conseguenze dell'effetto serra sono: limitare l'uso delle centrali a carbone meno efficienti, contenere le emissioni di metano dagli impianti di petrolio e gas, accelerare la parziale rimozione dei sussidi ai consumi di energia da fossili.

Nel complesso nel 2012 l'America ha fatto bene. Le emissioni si sono infatti ridotte del 3,8%, una dinamica che non è detto possa proseguire in futuro. Anche in questo caso la parola magica è "shale gas". La produzione di metano attraverso la controversa procedura, tanto contestata da gruppi ambientalisti, ha avuto l'effetto indotto di far precipitare la produzione di energia da carbone. Nessuna illuminazione sulla via di una maggiore coscienza ambientale statunitense, ma la semplice conseguenza di un vantaggio economico. Il metano lo scorso anno si scambiava a 2,8 dollari (Mbtu è l'unità di misura) in America ovvero cinque volte in meno del prezzo europeo. Oggi è già salito sopra i 4 dollari. Fatih Birol prevede che, se la dinamica proseguirà sfondando quota 5 dollari, si assisterà a un ritorno sul carbone salvo interventi pubblici per penalizzare una dinamica del genere.

Lo sforzo americano non ha impedito che il mondo fosse sommerso da emissioni di CO2 (31, 6 gigatonnellate) correlate alla produzioni energetica, con un aumento globale dell1,4%.

Il Giappone, invece, ha fatto malissimo, conseguenza indiretta della tragedia di Fukushima. L'allontanamento dal nucleare causato dall'impatto di terremoto e maremoto sulla centrale atomica giapponese ha spostato l'attenzione sul carbone elevando del 6% le emissioni, il più alto livello nell'ultimo ventennio.

Buone invece le notizie che l'Aie ha raccolto in Cina. Le emissioni si sono innalzate del 3,8%, fermando una dinamica che in passato faceva conoscere impennate molto più severe. Come dire: la Cina fa meno peggio di prima grazie allo sviluppo delle energie rinnovabili. E' un segno importante perché nell'outlook 2013 si indica che i Paesi non Ocse ora producono il 60% delle emissioni globali rispetto al 45% del 2000 e proprio made in China è la quota-Paese più elevata di anidride carbonica registrata nel 2012. Neutro il saldo europeo ma sulla scorta di una debole considerazione: i consumi di energia prodotta da centrali a carbone sono aumentati del 4%, ma le emissioni si sono mantenute in linea con il passato. La ragione è il calo industriale prodotto dalla crisi, condizione che ci si augura non divenga elemento cronico della vita nel Vecchio Continente .

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