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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 14:27.
Il controllo dei quasi 20mila conti dello Ior è stato affidato a una società esterna, l'americana Promontory, prestigioso (e caro) colosso dell'advisory finanziario. L'assegnazione dell'incarico è stato deciso dopo l'arrivo al vertice della banca vaticana del tedesco Ernst von Freyberg, il manager di Amburgo - già tesoriere in Germania dei Cavalieri di Malta - nominato negli ultimi giorni del pontificato di Benedetto XVI, quando Ratzinger aveva già annunciato la rinuncia alla cattedra di Pontefice.
L'affidamento dell'incarico alla società ha come scopo dichiarato l'assistenza al management per lo screening dei conti, per verificarne l'adeguatezza agli standard richiesti dalle norme internazionali: infatti Promontory ha come scopo sociale l'assistenza e la consulenza di istituzioni finanziarie nei loro rapporti con i "regolatori".
E infatti nei prossimi due-tre mesi sarà cruciale l'esame da parte di Moneyval - dopo quello dello scorso anno, che produsse una promozione parziale - delle procedure messe in atto dalla Santa Sede, in vista del rapporto atteso per dicembre prossimo.
Il lavoro interno di Promontory si affianca a quello esterno, mirato alla comunicazione, per cui è stato dato un altro incarico ad una società esterna, la tedesca Cnc Comunication di Monaco, che assiste il banchiere tedesco (che non ha ancora incontrato Papa Francesco) nelle numerose interviste che sta rilasciando a getto continuo da due settimane. Una strategia mediatica - cui si è aggiunto oggi il direttore generale Paolo Cipriani, che oggi ha rilasciato un'intervista al Giornale dal titolo «Senza lo Ior la Chiesa non sarebbe libera» - mirata all'esterno, e del resto lo stesso Fryberg ha detto che uno dei veri problemi della banca vaticana è proprio la comunicazione.
In attesa delle decisioni del Papa e degli orientamenti che arriveranno dalla commissione degli otto cardinali incaricati di studiare la riforma della Curia, continuano ad arrivare segnali molto chiari dallo stesso Bergoglio su come la pensa in materia di finanza: «San Pietro non aveva una banca» ha detto, e qualche giorno prima aveva rincarato affermando che «si pensa alle banche e non ai poveri». Insomma - si rileva in ambienti vaticani - Bergoglio ha apprezzato apertamente il lavoro dello Ior fatto nei confronti delle situazioni di bisogno effettivo (come accaduto per l'Argentina), ma ritiene si debba tagliare di netto con la tradizione di uno Ior "fiduciaria" o peggio ancora "banca d'affari". In questo senso quindi le priorità fissate nel precedente pontificato potrebbero cambiare. Con un occhio anche alla spending review.
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