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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2013 alle ore 13:08.

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Beppe Grillo (Lapresse)Beppe Grillo (Lapresse)

Più si avvicina l'ora della resa dei conti nel M5S e più cresce, negli stessi grillini di stretta osservanza, lo spettro di una diaspora traumatica dagli esiti imprevedibili. A tarda sera i gruppi congiunti dei parlamentari a Cinque Stelle dovrebbero prendere posizione previo dibattito sull'espulsione della senatrice Adele Gambaro, colpevole di aver mosso critiche alla gestione lacunosa e dispotica del fondatore nell'avvio di legislatura. Per ora è chiaro solo che la parlamentare non intende arretrare di un passo, assecondata nell'intento da una folta schiera di colleghi a Palazzo Madama. Nel corso dell'assemblea del gruppo, iniziata poco dopo l'ora del pranzo, Gambaro si è scagliata contro l'ex portavoce Vito Crimi ricordando di essere stata messa sotto processo «per un'intervista di due minuti data a titolo personale». I capi d'accusa vengono respinti al mittente: l'incauta pubblicazione in rete da parte del vecchio capogruppo di un sms personale ha mandato in fumo il «rapporto di fiducia», attacca Gambaro. Al senatore Alberto Airola ribadisce comunque che non sente di doversi dimettere. «Io ho espresso il mio disagio per i toni della comunicazione ma lavoro molto bene con gli altri qui». Chi deve cambiare registro e accettare punti di vista diversi è Grillo, con cui Gambaro ha provato a mettersi in contatto senza però riuscirvi.

«Alcune persone lasceranno il MoVimento», di questo si era detto certo il nuovo portavoce alla Camera Riccardo Nuti, e ciò «non deve preoccupare né gli elettori né gli attivisti». Ma il suo assomiglia più a un auspicio a cui, in vero, il plotone crescente di dissidenti interni non vuol certo dare corso di propria volontà. Se l'intenzione è di spingere fuori dal MoVimento le voci dissonanti bisognerà, dicono, affrontare la discussione a viso aperto, caricandosi di tutte le eventuali conseguenze del caso.

Ed è qui che entra in gioco il lavoro dei pontieri (qualcuno al di sopra delle parti) fattosi mano a mano più intenso con il passare delle ore nei contatti fra le opposte fazioni. Come il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che ha invitato espressamente a salvaguardare l'unità scongiurando ulteriori guerre intestine. Dalla parte dei malpancisti stamattina il deputato Tommaso Currò e la senatrice Serenella Fucksia sono tornati a schierarsi in difesa (cioè contro l'espulsione) della collega Gambaro. Con un messaggio che va in direzione contraria alle speranze di allontanamenti spontanei alimentate dai falchi vicini all'attore genovese. «Sono convinta che nessuno butterà fuori nessuno. Dopodiché, se accadesse si valuterà il da farsi. Ma di fronte a un'ipotesi del genere non si potrebbe fare finta di nulla. Sarebbe un errore così grave...», dice a mo' di monito Fucksia.

Cosa potrà accadere al dunque del redde rationem nessuno è in grado di dirlo, anche perché non sono escluse sorprese, ordite in segreto dai falchi, per serrare le file intorno alla linea di Beppe Grillo. Ieri in ogni caso il gruppo parlamentare del M5S al Senato ha escluso che in dodici siano in procinto di «andare via». Una nota, pubblicata sul blog dell'ex comico, spiega che i diretti interessati raggiunti al telefono «smentiscono personalmente e categoricamente» la loro possibile uscita dal gruppo dopo alcune indiscrezioni di stampa. E dei presunti "scissionisti" si fanno uno a uno i nomi: Alessandra Bencini, Rosetta Blando, Elisa Bulgarelli, Francesco Campanella, Monica Canaletto, Cristina De Pietro, Paola De Pin, Serenella Fucsia, Mario Giarrusso, Barbara Lezzi, Michela Montevecchi, Ivana Simeoni. Cresce però la pressione affinché i non allineati si facciano da parte, al punto che un gruppo di utenti ha dato vita al gruppo facebook «Dissidenti M5S dimettetevi». E sui social network va forte il tam-tam per manifestare a sostegno del blogger genovese davanti alla Camera dei deputati. Appuntamento martedì 18, dalle ore 9 alle ore 12.

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