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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2013 alle ore 16:53.

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Ritorno alla terra in tempo di crisi: in aumento sia i lavoratori agricoli che gli orti urbani

Se c'è una cosa che sembra non mancare all'agricoltura italiana è il dinamismo. Uno sguardo agli scorsi mesi fa pensare a quello che si potrebbe chiamare "ritorno alla terra": assunzioni che crescono, aziende che nascono, interesse dei giovani che aumenta. E poi nuove professioni legate al settore e strategie imprenditoriali che vanno oltre la produzione di cibo, senza scordare la diffusione degli orti urbani, che permettono alle famiglie di risparmiare. Un quadro complessivo che pare nascere dalla crisi, ma anche dalle opportunità offerte da tecnologia e mercato globale.

Più assunti e studenti interessati
«Fino a un paio di anni fa ogni azienda agricola aveva in media mezzo lavoratore dipendente - dice Domenico Mastrogiovanni, del dipartimento economico della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori). – Ora il rapporto è di 1 a 1: il numero degli addetti è diventato pari a quello delle imprese». Nel primo trimestre 2013 – secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat - le assunzioni sono aumentate dello 0,7%, dopo la crescita del 3,6% registrata tra 2011 e 2012. «Sale anche il numero delle nuove aziende, anche se con percentuali basse - spiega Mario Guidi, presidente di Confagricoltura. – Segno che un po' di contro-tendenza rispetto alla situazione generale c'è».

Il settore appare in espansione anche in ottica futura, se guardiamo a studenti di università e scuole superiori. «Negli atenei c'è un forte ritorno alle materie agrarie – continua Guidi. – Gli open day di questi mesi fanno segnare incrementi delle iscrizioni che toccano anche il 30%». Coldiretti ha analizzato i dati del ministero dell'Istruzione sull'anno scolastico 2012/13: parlano di aumento del 29% delle immatricolazioni agli istituti professionali agricoli e del 13% a quelli tecnici di agraria, agroalimentare e industria.

Non solo cibo da vendere
Se quello in corso è un ritorno alla terra, sembra comunque realizzarsi in modalità nuove rispetto al passato. «La maggioranza delle aziende agricole oggi è multifunzionale – dice Franco Verrascina, presidente Copagri. – Molti non si dedicano solo alla produzione alimentare, ma anche ad attività come agriturismo, fattorie didattiche e simili». Quello che si sta consolidando, spiega Mastrogiovanni della Cia, è il modello-azienda «che fornisce prodotti e servizi: per esempio alcune imprese curano gli spazi verdi pubblici per i Comuni che non hanno soldi per assumere dipendenti a questo scopo». Chi si approccia all'agricoltura sembra ampliare sempre di più lo sguardo, e aumentano gli sbocchi professionali: «Prima c'erano solo braccianti e conduttori di macchine – dice Guidi di Confagricoltura. – Le nuove tecnologie e le energie rinnovabili hanno allargato il campo delle specializzazioni. Penso a elettrotecnici e biologi agricoli, che tempo fa non avrebbero potuto sperare di lavorare in questo settore».

In un contesto di ritorno alla terra - anche se non in chiave professionale – può inserirsi l'aumento degli orti urbani: secondo la Cia gli italiani che coltivano in terrazzo o su piccoli terreni cittadini sono cresciuti del 9% nell'ultimo anno, passando da 4 milioni e mezzo a quasi 5 milioni. Auto-produrre frutta, verdure ed erbe aromatiche permetterebbe di risparmiare oltre il 10% sulla spesa ortofrutticola: possibilità importante, se è vero che sempre nell'ultimo anno 7 famiglie su 10 hanno dovuto ridurre i costi per quantità e qualità del cibo.

Recessione e opportunità
La terra sembra attrarre in anni di crisi, che impongono di cercare strade professionali diverse rispetto a quelle più percorse negli ultimi decenni. «Per alcuni l'agricoltura è un rifugio – spiega Guidi. – Reduci da delusioni lavorative, scelgono di riprendere in mano l'azienda di un parente. Altri invece partono con un approccio diverso, consapevoli che oggi le piattaforme informatiche consentono di proiettarsi sul mercato internazionale». I giovani - dice Verrascina della Copagri - «si rendono conto che il business futuro per tutti i Paesi ruoterà attorno al cibo: per questo ci investono». E tornano al settore che impiegava molti dei loro nonni, per affrontarlo con le tecnologie di oggi e domani.

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