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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2013 alle ore 18:12.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2013 alle ore 18:47.

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Che succede in Brasile? Ecco le tre spine nel fianco di Dilma Rousseff - Nuovi scontri a Fortaleza prima di Brasile-Messico - Foto

Una crisi inattesa. Il pais maravilhoso, il Brasile, non è mai assurto agli onori delle cronache per le manifestazioni di protesta. Tanto meno durante eventi calcistici in cui la Selecao è annoverata tra le formazioni più accreditate per la vittoria. Invece stavolta la crisi è seria: 200mila manifestanti in strada, la "presa" del Parlamento di Brasilia, dove centinaia di studenti hanno raggiunto il tetto dell'edificio e srotolato striscioni con la scritta «il Parlamento è nostro».

Ma che sta succedendo nel Paese dove le grandi estensioni, e il sincretismo culturale hanno sempre stemperato gli odi e le violenze? Un pretesto, l'aumento dei prezzi dei biglietto dei mezzi pubblici di 8 centesimi di euro, ha scatenato proteste latenti.

Sono tre i fattori che spiegano questa inattesa esplosione di violenza: innanzitutto la convinzioni, da parte dei giovani, che la vigorosa crescita economica del Brasile non abbia beneficiato tutti; i più poveri faticano a coglierne anche i più banali sollievi. In secondo luogo i fondi destinati alla Coppa del Mondo di calcio, in programma nel 2014, sono stati sottratti a due comparti critici, la sanità e l'educazione che avrebbero necessità di finanziamenti pubblici. Da qui il movimento "Copa pra quem?", ovvero la Coppa per chi ?, come a dire…i soldi vengono destinati a soggetti politici e sociali sbagliati.

Infine l'inflazione sta drenando potere d'acquisto per larghe fasce di consumatori; un allarme lanciato da varie organizzazioni sociali, non raccolto dalla presidenta Dilma Rousseff che, a dispetto dell'alto consenso registrato negli ultimi mesi, non ha al suo attivo una buona capacità empatica, quella di dialogare con le masse.

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