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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2013 alle ore 08:14.

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L'imprenditore edile che a Crotone non ha paura della supercosca

Il 4 giugno, con l'operazione Old family (Vecchia famiglia), la squadra mobile di Crotone ha eseguito 35 provvedimenti di fermo emessi dal sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni della Dda di Catanzaro nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso.

Se, dunque, fino a qualche tempo fa, nella provincia a dettare legge erano la cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura (Crotone), Megna (Papanice), Farao-Marincola (Cirò) e Grande-Aracri (Cutro), le "vecchie famiglie" insomma, da qualche anno a questa parte i loro "capi società" e organi di vertice avevano dato vita a questo principio di federalismo criminale economico che si divideva scientificamente tutto: estorsioni, lavori pubblici di messa in sicurezza della strada statale 106, la gestione delle attività legate all'energia eolica, la bonifica dei rifiuti tossici della ex area industriale di Crotone, la detenzione di armi e il traffico di stupefacenti.
Ma c'è di più: l'inchiesta ha messo anche in evidenza lo stretto legame di questa cosca federata, con la cosca Morabito della provincia di Reggio Calabria.
Il monopolio del contropotere economico era nelle loro mani e per riuscirci meglio, tra Crotone, Papanice, Cirò e Cutro, non solo si erano federati ma avevano anche creato una "cassa comune" nella quale far confluire tutti i proventi delle attività illecite, che venivano poi suddivisi in cinque parti.

Tra i meriti di questa operazione c'è anche quello – seppur in un clima di fortissima omertà – di aver portato alla luce la storia di un imprenditore, Camillo Amatruda, titolare a Crotone della Dea srl, società che si occupa dell'installazione di impianti elettrici in edifici e in altre opere di costruzione, che ha denunciato e che, come si legge nell'ordinanza, ha fatto emergere «in maniera chiara la modalità con cui la cosca è solita avvicinare gli operatori commerciali al fine di formulare la richiesta estorsiva».
La storia merita di essere raccontata dall'inizio.
Il 28 febbraio 2012 Camillo Amatruda si presenta presso gli uffici della Squadra Mobile di Crotone dove denuncia di essere stato vittima di un tentativo di estorsione a opera di due persone. Racconta così che il 17 febbraio, verso le 19.30, mentre si accingeva a entrare in una palestra, veniva avvicinato da due persone dell'età apparente di 25/30 anni, delle quali una alta 180 cm circa, con capelli castani di media lunghezza, mentre la seconda più bassa di altezza, 170 cm circa, con capelli neri a spazzola e gel. Il linguaggio è burocratico ma rende.

Il "gellato", dopo aver chiesto ad Amatruda se svolgesse la professione di costruttore ed avendo ricevuto risposta affermativa, gli diceva testualmente «le famiglie hanno bisogno di aiuto….e ci dovete dare un aiuto…non vogliamo fare alcuna forma intimidatoria…non vogliamo sparare al furgone o cose del genere…sappiamo tutto…che abitate in piazza…. il furgone che avete……ci date un aiuto si o no…..cosa rispondete». E per farsi capire meglio, il giovane più alto di statura gli chiedeva testualmente: «Cosa rispondete, si o no?».

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