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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2013 alle ore 08:14.

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L'imprenditore edile che a Crotone non ha paura della supercosca

Fin qui sembra di assistere al dialogo di un film di Hollywood sulla mafia americana ma andiamo avanti.
Visto che Amatruda non gli forniva una risposta certa, il giovane più alto lo incalzava nuovamente ma nonostante le insistenze, l'imprenditore, con un atteggiamento evasivo, riusciva ad allontanarsi dai due.
Il 23 febbraio 2012, alle 16.50 circa, mentre Amatruda si accingeva ad uscire di casa, veniva chiamato dal giovane più basso di statura, con i capelli neri a spazzola e il gel, che lo invitava raggiungere con lui l'altro soggetto, quello più alto di statura, che stazionava poco lontano. Amatruda, però, riusciva ad allontanarsi con la scusa di non potersi fermare a parlare poiché aveva da fare. Senza perdersi d'animo, per tutta risposta, il giovane più alto, che attendeva a poca distanza, gli riferiva con chiaro intento intimidatorio queste testuali parole: «Abbiamo capito…..allora ci pensiamo noi».

A quel punto l'imprenditore edile rompe gli indugi e mentre va in Questura a denunciare, ha modo di notare il giovane più basso di statura, quello "gellato", che staziona nei pressi di un autolavaggio. Il giorno dopo, il 29 febbraio, alle 15.40 circa, Amatruda nota ancora lo stesso giovane davanti all'ingresso di un negozio di frutta e allora decide di contattare la Squadra Mobile di questo ennesimo e ravvicinatissimo strano incontro. Gli uomini della Squadra Mobile identificano il giovane.
Non finisce qui. Evidentemente nessuno si perde d'animo in questa partita a scacchi: né dall'una né dall'altra parte. Il 7 marzo, infatti, alle 9 di mattina, Amatruda denuncia alla Squadra Mobile di aver rinvenuto una bottiglia in plastica da mezzo litro con due cartucce da fucile assicurate sul tappo mediante nastro adesivo e contenente del liquido, presumibilmente benzina verde. La bottiglia era stata incastrata tra le inferriate del cancello di ingresso della recinzione che delimita la proprietà della società Dea srl.
A questo punto Amatruda viene invitato a visionare in Questura alcune foto e tra queste riconosce anche il giovane con il gel: lo stesso che lo seguiva e lo stesso che lo aveva avvicinato per sussurrargli qualche giorno prima tenere frasi…intimidatorie.
Sulla base degli elementi di prova raccolti, il 28 marzo 2012, la Squadra Mobile di Crotone eseguiva la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Gip presso il Tribunale di Crotone nei confronti del giovane con il gel, mentre altri due sono stati fermatati proprio nel corso dell'operazione Old Family. Sono figlio e padre (o viceversa).

Uno dei due è stato identificato anche grazie ad un colloquio in carcere durante il quale il padre (che era agli arresti) gli chiese chi fosse quel ragazzo che era stato arrestato qualche giorno prima e l'interlocutore gli risponde che è un suo amico e che si trova sottoposto agli arresti domiciliari. Sentita l'affermazione del figlio, il padre gli si avvicina per parlare in maniera più riservata e gli fa presente che l'imprenditore si è spaventato tanto da denunciare e per questo si raccomanda al figlio di adottare un comportamento diverso quando avvicina le persone, per convincerle a versare una somma di denaro alla consorteria a titolo estorsivo. Il "vecchio", anch'egli ora indagato con il figlio per la tentata estorsione, gli dice testualmente «da oggi quando si avvisano i cristiani… tu non devi parlare con nessuno te lo stò dicendo….le cose se si devono fare si fanno…se si fanno….si devono fare con un certo criterio...ho parlato….tu vai gli dici "ti saluta"…va bene?...omissis…vai là gli dai la mano…… "ha detto papà tutto apposto"…ti prendi la macchina e te ne vai…omissis…però non insistere assai perché i cristiani….i cristiani se la cantano….se la cantano…se la cantano».
Insomma: una mini-lezione dal carcere per non far spaventare le vittime di estorsione e ottenere sempre quel che si vuole.
Solo che questa volta è andata male.

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