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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2013 alle ore 09:57.

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Gdf, maxi operazione anticamorra: sequestrati beni per 65 mln ad affiliati del clan Mallardo - Video

Maxi operazione anticamorra della Guardia di Finanza contro gli affiliati al clan Mallardo, contro quali sono in corso da alcune ore sopralluoghi e perquisizioni tra Lazio, Campania ed Emilia Romagna condotte dal Nucleo Polizia Tributaria di Roma. Tra i primi risultati dell'operazione, denominata "Bad Brothers", il sequestro di beni mobili ed immobili, tra cui alberghi, ristoranti, concessionari di autoveicoli e oltre 170 immobili, per un valore complessivo superiore ai 65 milioni di euro.

Impero economico-criminale operante nel basso Lazio
Al centro dell'inchiesta coordinata dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, le attività criminali dei fratelli Domenico e Giovanni Dell'Aquila (da qui il nome dell'inrera operazione), collegati al clan camorrista dei Mallardo, del figlio di Giovanni, Vittorio Emanuele Dell'Aquila, e del loro fiduciario Salvatore Cicatelli, che nel tempo hanno messo in piedi un piccolo impero economico operante, prevalentemente, nel territorio del basso Lazio. Core business dell'attività, secondo le indagini condotte dal Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Roma, il finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti ed il controllo - con la partecipazione finanziaria o con la riscossione di quote estorsive - di attività economiche di rilievo nei settori dell'edilizia, degli appalti pubblici, delle forniture pubbliche e del commercio all'ingrosso.

"Impresa camorrista" fedele ai principi imprenditoriali del clan
Quella sviluppata dai fratelli Dell'Aquila, secondo quanto confermato dagli oltre 100 accertamenti economico-patrimoniali che hanno caratterizzato le indagini, era una vera e propria "impresa camorrista", fedele ai principi del imprenditoriali del clan Mallardo: non puntare tanto all'imposizione del pizzo, ma infiltrare propri rappresentanti nelle attività economica entrando "di fatto" in società con gli imprenditori, cui è affidato iul compito di dare una parvenza di liceità all'impresa, mentre i camorristi partecipano direttamente ai guadagni, riuscendo, allo stesso tempo, a reimpiegare i proventi derivanti da altre attività criminali. Dal carcere di Carinola e Napoli-Secondigliano, dove sono detenuti per altri reati, i fratelli sotto inchiesta coordinavano una vasta rete "prestanome", tutti a vario titolo coinvolti in procedimenti penali di camorra, sviluppando una vera e propria holding imprenditoriale composta da molte società all'origine di forti investimenti commerciali nel settore delle costruzioni edilizie per conto del clan Mallardo.

Divario dichiarazioni dei redditi-patrimonio
Il divario tra il patrimonio mobiliare ed immobiliare dichiarato dalle società della holding e il modesto profilo reddituale emergente dalle dichiarazioni dei redditi dei prestanome hanno permesso alla Guardia di Finanza di richiedere l'applicazione del Codice Antimafia, che ha permesso il sequestro finalizzato alla confisca dell'intero patrimonio, direttamente o indirettamente riconducibile ai "Bad Brothers". Che non è poco: 11 società, con sede nella provincia di Latina, Napoli, Caserta e Bologna; quote di altre 4 imprese operanti nel settore della costruzione e dell'intermediazione immobiliare, oltre a n. 174 immobil, 25 tra auto e moto, anche d'epoca, e conti correnti bancari e postali ed azioni per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro.

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