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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2013 alle ore 12:27.

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Decreto del fare, si complica la regìa dell'Agenda digitale

Sarà davvero un'accelerazione? La nuova governance per l'attuazione dell'Agenda digitale, definita con il "decreto del fare" che a breve sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, dovrà subito passare attraverso nuovi (gli ennesimi) passaggi attuativi.

L'articolo 13 del Dl, nella versione finale giunta al Quirinale per la firma del Capo dello Stato, sembra appesantire ulteriormente il processo direzionale dell'Agenda. La nuova configurazione della cabina di regia, presieduta dal presidente del Consiglio o da un suo delegato, prevede anche la partecipazione di un presidente di regione e di un sindaco designati dalla Conferenza unificata, che affiancheranno sei ministri: Sviluppo economico, Pa, Coesione territoriale, Istruzione, Salute ed Economia.

La cabina di regia, inoltre, sarà integrata dai ministri interessati alla trattazione di specifiche questioni. Non basta. Nell'ambito della stessa cabina di regia, viene istituito un Tavolo permanente per l'innovazione e l'agenda digitale italiana, «organismo consultivo permanente composto da esperti in materia di innovazione tecnologica e da esponenti delle imprese private e delle università». Il tavolo è presieduto dal Commissario del governo per l'attuazione dell'agenda digitale (Francesco Caio) che sarà al tempo stesso a capo di una struttura di missione per l'attuazione dell'Agenda istituita presso la presidenza del Consiglio.

L'attuazione
Le nuove figure individuate dal governo non comportano però la soppressione dell'Agenzia per il digitale, che resta anzi operativa come supporto alla stessa cabina di regia. L'Agenzia, ad esempio, dovrà collaborare nella stesura del piano che entro 90 giorni dovrà essere presentato al Parlamento con «le norme vigenti, i programmi avviati, il loro stato di avanzamento e le risorse disponibili che costituiscono nel loro insieme l'agenda digitale».
L'obiettivo di evitare la frammentazione delle competenze tra più ministeri sembra raggiunto, perché l'Agenda digitale finisce sotto il coordinamento diretto di Palazzo Chigi. Ma la ramificazione di strutture sottostanti - ben cinque: una cabina di regia, un'Agenzia, un Tavolo, un commissario di governo e una struttura di missione - non appare un passo avanti verso la semplificazione. Anche perché, come detto, tutto il disegno diventerà operativo solo dopo due ulteriori provvedimenti attuativi. Innanzitutto, occorrerà un decreto del presidente del consiglio (Dpcm) per istituire il Tavolo permanente: il Dl non fissa termini, ma la speranza è l'adozione del testo entro poche settimane.

L'Agenzia
Come detto l'Agenzia resta in piedi. Dopo essere stata al centro di clamorosi ritardi, con il ritiro dello Statuto che il governo aveva già inoltrato alla Corte dei conti per la registrazione, dovrebbe essere affidata a un nuovo direttore generale. Difficile la conferma di Agostino Ragosa che, in attesa dello Statuto, stava operando nelle vesti di commissario. Lo stesso decreto, del resto, sembra riaprire completamente la partita modificando l'articolo del Dl crescita bis relativo alla pianta organica dell'Agenzia. Si stabilisce adesso che con un altro Dpcm, di concerto con il ministro dell'Economia, da emanarsi entro 45 giorni dalla nomina del direttore generale, «è determinata la dotazione delle risorse umane, fissata entro il limite massimo di 130 unità», ovvero 20 in meno di quanto precedentemente stabilito.

E non è l'unica novità in merito al personale. Sempre nel "decreto del fare", infatti, spunta una doppia clausola a favore dei dipendenti che transiteranno nell'Agenzia provenendo dalle strutture inglobate, ovvero DigitPa, Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell'innovazione, Dipartimento per la digitalizzazione e la Pa, Istituto superiore delle comunicazioni. In primo luogo, cadono i paletti che erano stati introdotti per il personale comandato che opterà per il trasferimento: non ci sarà più una valutazione comparativa della qualificazione professionale posseduta nonché dell'esperienza maturata nel settore dell'innovazione tecnologica, dell'anzianità di servizio nelle amministrazioni oggetto dell'accorpamento e dei titoli di studio.
Inoltre, altra norma ad hoc, i dipendenti trasferiti manterranno il trattamento economico corrisposto al momento in cui sceglieranno il trasferimento e non più «al momento dell'inquadramento».

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