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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2013 alle ore 21:44.

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Grecia: il governo perde un pezzo, ora maggioranza risicata. L'Fmi minaccia di sospendere gli aiuti - E il governo riassume i dipendenti tv

Il governo greco perde un pezzo. All'indomani del fallimento dei negoziati interni alla maggioranza di governo sulla definitiva chiusura o meno dell'emittente televisiva statale 'Ert', in Grecia la coalizione ha perso uno dei suoi tre componenti, quello più
piccolo: a lasciare sono i progressiti moderati del Dimar, o Sinistra Democratica, di Fotis Kouvelis, come annunciato da uno dei loro esponenti di punta, Antonis Manitakis, ministro uscente per le Riforme Amministrative.

«In seguito alla decisione del partito di abbandonare l'esecutivo, e di ritirarne i ministri», ha dichiarato Manitakis ai giornalisti, «presenterò le mie dimissioni al primo ministro», il conservatore Antonis Samaras di Nea Dimokratia, che insieme ai socialisti del Pasok costituisce il perno della compagine. Ieri il leader di Dimar, Fotis Kouvelis, aveva avvertito che la liquidazione della televisione pubblica «offende la legalità». Detto fatto: ora la maggioranza di governo ha 153 voti su 300 complessivi a cui forse si potrebbero aggiungere dai 2 ai 4 deputati indipedenti. Una situazione di estrema incertezza visto che il governo ha varato 17 decreti-legge nel 2013 , tutti superati con voto di fiducia in aula. Le tensioni politiche si sono immediatamente riflesse alla Borsa di Atene, dove l'indice ha ceduto più del 6 per cento.

Il vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn ha cercato di rassicurare sulla Grecia ma ha anche lanciato «un appello al senso di responsabilità di tutti i leader politici e i cittadini», avvertendo che «è molto importante stabilizzare la situazione politica del paese».

Ma non basta. Il Fondo monetario internazionale potrebbe sospendere entro la fine del mese prossimo i pagamenti alla Grecia nell'ambito della sua partecipazione al piano di salvataggio, a meno che i ministri dell'eurozona riuniti a Lussemburgo non impegnino altri fondi. Lo rivela il Financial Times, che cita fonti coinvolte nel programma, secondo cui ci sarebbe da coprire un buco da 3-4 miliardi di euro, una piccola cifra rispetto al totale del piano di aiuti da 172 miliardi di euro finora complessivamente elargiti.

Il gap, sarebbe una conseguenza di due fattori: 1) del rifiuto di alcune banche centrali dei Paesi della zona euro (la Bundsbank? i finlandesi?) di allungare la scadenza dei bond greci che detengono per 3,7 miliardi perché considerati aiuti per finanziare il debito, vietati dai trattati, e non semplici prestiti; 2) dei ritardi nel piano di privatizzazioni, tra cui l'asta andata deserta recentemenete per la vendita del monopolista del gas greco Depa, una cessione a Gazprom da cui Atene sperava di ricavare almeno 900 milioni.

In ogni caso il gap di 3,7 miliardi si inserisce in un momento di rapporti tesi tra Fmi, sempre più deciso ad essere meno politico, e la Ue, che ha respinto le accuse del Fondo sul fatto di aver rallentato nel 2010 la decisione di ristrutturare il debito greco per timore di effetti contagio al resto della zona euro.

Comunque un nuovo esborso di fondi metterebbe in difficoltà la Germania di Angela Merkel che dovrebbe chiedere al Bundstag un nuovo provvedimento di aiuti ad Atene proprio in vista delle elezioni politiche del 22 settembre. Si prospetta un'estate calda sull'Egeo.

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