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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2013 alle ore 14:44.

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L'Herald Tribune mette in prima pagina il ministro Kyenge: ha spezzato una barriera razziale

Una grande foto di Cécile Kyenge apre oggi la prima pagina dell'International Herald Tribune, la versione internazionale del New York Times. Alla ribalta è l'Italia alle prese con la diversità: la ministra dell'Integrazione "ha spezzato una barriera razziale e aperto il dibattito nazionale", si legge nell'edizione europea del quotidiano Usa.
Gli attacchi verbali a Cécile Kyenge "sono venuti in gran parte da movimenti politici xenofobi", recita la didascalia, ma secondo gli esperti in Italia sono diffuse "forme più sottili di razzismo".

Quando ha accettato l'incarico ministeriale nel governo di Enrico Letta, Kyenge sapeva che come primo esponente nero del governo avrebbe avuto un ruolo precursore. "Quello che forse non si aspettava – nota Elisabetta Povoledo – era la valanga di insulti razzisti che hanno accompagnato le sue prime sette settimane al governo".

Spicca l'istigazione allo stupro dalla consigliera di Padova della Lega Nord Dolores Valandro, espulsa dal Carroccio per avere scritto su Facebook "Mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna!", in reazione al presunto tentativo di stupro a due donne romene da parte di un uomo africano.

Kyenge, nata nella Repubblica Democratica del Congo, ha scelto di non rispondere direttamente ai suoi detrattori, ma ha elogiato chi l'ha sostenuta "per sottolineare che gli italiani devono battersi per la civiltà". Gli attacchi verbali, con minacce di morte, sono abbastanza preoccupanti da convincerla a viaggiare con misure di sicurezza rafforzate.

"Tocca alle istituzioni, alla popolazione, dare una risposta a questi attacchi", ha detto Kyenge in una recente intervista. "Non rispondo perché lo stimolo alla discussione emerge da quello. Si vede il meglio dell'Italia quando c'è una risposta di dominio pubblico". La nomina di Kyenge – osserva l'International Herald Tribune - ha già raggiunto l'obiettivo di aprire un dibattito nazionale sulla tensione tra la società italiana sempre più multiculturale e la corrente sotterranea di razzismo "sempre più difficile per gli italiani da ignorare".

Nel 2011, gli immigrati rappresentavano il 7,5% della popolazione italiana, una percentuale più che doppia rispetto a un decennio fa. Nella lunga crisi economica dell'Italia, gli immigrati sono spesso diventati i "capri espiatori" per l'elevato numero di disoccupati.

Ferruccio Pastore, direttore del Forum internazionale ed europeo per le ricerche sull'immigrazione di Torino, sottolinea che Kyenge è arrivata al governo in un momento molto difficile: "Sarà un test della maturità del sistema politico, della maturità civile degli italiani", si legge sull'Iht.

Fino alla nomina di Kyenge, gli episodi di razzismo più eclatanti avvenivano negli stadi di calcio, continua il quotidiano, ricordando i cori razzisti contro Mario Balotelli.
La campagna di Kyenge per dare la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia – osserva Povoledo - è rapidamente diventato una questione scottante per parlamentari populisti che vogliono presentare l'immigrazione come un fattore che contribuisce alla crisi economica. "C'è stato un tentativo di manipolare la questione, evocando lo spettro di orde di madri del Terzo Mondo che verranno a partorire qui, come se la cittadinanza desse automaticamente accesso a un futuro radioso", commenta Fabio Marcelli, esperto giuridico del Consiglio nazionale delle ricerche, che ha curato un libro sui diritti di cittadinanza.

In Parlamento ci sono quasi 30 proposte di legge sulla cittadinanza e una petizione popolare sottoscritta da 220mila firme che chiede di dare la cittadinanza a chiunque nasca in Italia. E' stata istituita una commissione interparlamentare per analizzare le proposte e cercare di redigere una bozza che abbia ampio sostegno al momento del voto. La scorsa settimana, il governo ha varato una misura per semplificare le procedure di cittadinanza per i figli di genitori stranieri quando raggiungono la maggiore età. "C'è ancora molta strada da fare", dice Kyenge. "L'Italia è già una società multiculturale", fa notare la ministra dell'Integrazione. "E' ora di riflettere sulla cittadinanza, portare avanti la discussione perché il Paese è cambiato e il mio ruolo è di parlare di questo".

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