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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2013 alle ore 20:27.

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Ocse: tre gradi di giudizio durano 8 anni in Italia, solo uno in Svizzera. Cancellieri: è priorità per Governo

È da anni uno dei nostri record negativi, che il tempo e le riforme che si sono succedute non sono mai riuscite a scalfire. Parliamo della durata media di un processo civile, che in Italia arriva a 564 giorni per il primo grado (dati 2010) contro una media di 240 giorni dell'area Ocse e i 107 giorni del Giappone, che ha invece i tribunali più veloci del mondo. A fare il punto sulla performance dei nostri uffici giudiziari il Rapporto Ocse «Giustizia civile: come promuovere l'efficienza», presentato oggi a Roma nelle sale di palazzo Giustiniani. Il tempo medio stimato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo per la conclusione di un procedimento nei tre gradi di giudizio nei paesi dell'area Ocse é di 788 giorni: ai due estremi la Svizzera, dove un processo si chiude in un anno (368 giorni), e, di nuovo, l'Italia, dove di anni ce ne vogliono quasi 8 anni.

Cancellieri (Giustizia): Dl "Fare" risposta al pressing Ue per efficienza
Non è certo la prima volta che l'Ocse mette il dito nella piaga dell'inefficienza della giustizia italiana, affiancata da tutti i maggiori organismi internazionali, dal Consiglio d'Europa alla Corte dei diritti dell'Uomo e all'Unione europea, che ha fatto della recupero di efficienza dei tribunali come volano per la ripresa dell'economia uno dei punti chiave delle ultime raccomandazioni seguite alla chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo. Anche per questo il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, intervenendo alla presentazione del Rapporto Ocse a citato il decreto "Fare" approvato sabato scorso dal Governo: «È il primo passo di un percorso che sappiamo essere impegnativo ma da cui potremo avere risultati importanti». Ancora da sciogliere, però, il nodo delle risorse: «C'è l'esigenza di contare su risorse finanziarie e umane adeguate a sostenere e accompagnare lo sforzo di riforma del sistema della giustizia civile. Mi auguro che il Mef, dopo aver contribuito allo studio dell'Ocse, possa fornire un contributo efficace al miglioramento della spesa».

Ocse: lunghezza processi non dipende da risorse destinate
Dalle risorse che mancano a quelle che l'Italia impiega male. Secondo il Rapporto Ocse, infatti, il nostro paese destina alla giustizia civile cifre simile a quelle di altri paesi dove però i tribunali funzionano: via Arenula spende all'incirca lo 0,2 per cento del Pil per i bilanci dei tribunali, esattamente come Svizzera, Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca. Ma mentre in Svizzera e Repubblica Ceca in media un giudizio civile di primo grado richiede 130 giorni, in Italia ci vuole «il quadruplo», rileva l'Ocse, e nella Repubblica Slovacca 2,7 volte. Per l'Ocse, «Non vi sono legami apparenti tra la spesa pubblica totale per la giustizia, quale percentuale del Pil, e la performance dei sistemi giudiziari in base ai dati raccolti: paesi con livelli di spesa simili mostrano lunghezze dei processi molto differenti».

Litigiosità-durata dei processi, le ragioni del ritorno alla mediazione
Nel Rapporto, emerge con chiarezza anche la ragione per cui nel "pacchetto Giustizia" contenuto nel decreto Fare, una parte importante sia costituita dal ripristino della mediazione obbligatoria in molte materie, dopo lo stop disposto dalla consulta per eccesso di delega. In qualche modo, spiega il rapporto, evitando la strada del tribunale è possibile inciddere rapidamente sui tempi medi dei processi. Vi è infatti «un'elevata variabilità nel numero di nuovi casi avviati in media in un anno nei diversi paesi», da meno di un caso ogni cento abitanti in Finlandia a circa quattro in Italia, Grecia, Spagna e Repubblica Ceca, fino a quasi dieci in Russia. L'analisi empirica, sottolinea il Rapporto, «conferma l'esistenza di una relazione positiva e quantitativamente rilevante tra litigiosità e durata dei procedimenti». Nel caso dell'Italia, in particolare, «una riduzione della litigiosità al livello medio dei paesi inclusi nel campione (corrispondente a una riduzione del 35 per cento) si accompagnerebbe a una riduzione del 10 per cento della durata dei procedimenti.». Per questo il Guardasigilli, sfidando le proteste dell'Avvocatura, ha puntato sul ritorno alla mediazione obbligatoria "estesa".

Padoan (Ocse): processi arretrati problema grave quanto il debito pubblico
Eloquenti, oltre ai dati del Rapporto, anche le parole utilizzate dal capo economista Ocse, Pier Carlo Padoan, per descrivere la gravità della situazione della giustizia italiana, messa in ginocchio dai processi civili arretrati, che rappresentano un problema pari a quello del debito pubblico, L'arretrato, che ammonta a circa 4 milioni di processi pendenti nei vari gradi di giudizia, ha messo in guardia Padoan, «ha lo stesso impatto soffocante che ha il debito pubblico sul paese. Bisogna liberarsi di questi fardellli, più si va avanti più non si risolve questo problema più la capacitl del paese di fare fronte ai processi civili si indebolisce». In generale Padoan ha rilevato che l'inefficienza del processo civile implica un aggravamento del problema dei costi del credito, già presente in Italia: «il costo del credto sale del 16 per cento se la durata dei processi è piu alta. Ci sono 70 punti base in più nei paesi più inefficienti. Inoltre la dimensione delle imprese diminuisce e l'inefficienza della giustizia ha un impatto sulla capacita di crescita e di innovazione, assieme ad un effetto generale sulla fiducia verso le istituzioni».

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