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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2012 alle ore 06:58.

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Rimandati a dicembre 2013. Sembra una quasi-bocciatura, ma è una quasi-promozione quella che l'Italia ha incassato ieri dall'Ocse in occasione della valutazione dei "compiti a casa" contro la corruzione internazionale. A dicembre 2011 - viste le reiterate inadempienze del nostro paese - il Gruppo di Lavoro contro la corruzione (WGB) ci intimò di presentarci ogni sei mesi a Parigi con un rapporto orale e uno scritto sulla prescrizione, il nostro vero tallone d'Achille.

Ancora a giugno, quando la legge anticorruzione aveva avuto il via libera di una Camera, il WGB non si accontentò, ma ci disse di tornare, risultati alla mano. E così ieri la delegazione italiana ha portato in rue André Pascal la legge 190, entrata in vigore il 28 novembre, e ha spuntato un'apertura di credito. I rappresentanti (una ventina) del WGB, riuniti al Centro Conferenze adiacente lo Chateau de la Muette, hanno riconosciuto i «passi avanti» e ci hanno quindi esonerato da un nuovo rapporto semestrale, dandoci appuntamento direttamente a fine 2013 per toccare con mano gli effetti della legge, sulla prescrizione e sul "tasso di mortalità" dei processi.
Tra un anno il WGB vuole una relazione «dettagliata» su tutto: concussione, prescrizione e sanzioni pecuniarie. Se sui primi due punti qualcosa s'è fatto, sul terzo no: nella legge non c'è traccia di sanzioni pecuniarie per le persone fisiche né di inasprimenti di quelle per le imprese. Il testimone ora passa al nuovo governo. E non sarà facile poiché l'Ocse vuole verificare i risultati della legge e capire se è «la tappa di un percorso» o un «risultato finale».

L'"esame" dell'Italia è durato solo mezz'ora. Era stato preceduto dall'invio di un copioso dossier sulla legge 190, compresa la parte sulla prevenzione, illustrata anche dall'emissario italiano, il Direttore degli affari penali internazionali del ministero della Giustizia Lorenzo Salazar. Tre i punti in agenda: la concussione (per la non punibilità del concusso); la prescrizione (per i termini brevi); le sanzioni (poco dissuasive quelle vigenti).
La modifica della concussione (resta quella per «costrizione», mentre quella per «induzione» lascia il posto al nuovo reato di «indebita induzione» in cui è punito anche il privato fino a 3 anni) è passata nel silenzio. Forse tra un an
no si vedranno i primi effetti (su prescrizione e punibilità), anche se nelle inchieste sulla corruzione internazionale finora non si è mai posto, in concreto, il problema. Sulle sanzioni, la delegazione tedesca ci ha un po' incalzato ma il Gruppo ha preso atto che è in corso «una riflessione».

Sulla prescrizione, invece, c'è stato un po' di contraddittorio. Alcuni delegati, a cominciare dalla greca Maria Gavouneli - che presiedeva il Gruppo al posto dello svizzero Mark Pieth - si sono chiesti se «è sufficiente» aver aumentato da 7 anni e mezzo a 10 la prescrizione del reato di corruzione (il più contestato nelle inchieste sulle transazioni internazionali) per evitare che i processi vadano in fumo prematuramente, e se non ci sia da aspettarsi qualche passo ulteriore. Tutti sanno, infatti, che in Italia si aprono molte inchieste ma non si arriva a sentenza per i tempi brevi di prescrizione (nell'ultimo decennio su 60 imputati di corruzione internazionale, solo 12 sono stati condannati, quasi sempre con patteggiamento). E sanno anche che la corruzione (per sua natura segreta) spesso è scoperta molto dopo la consumazione del reato, il che "brucia" già una parte della prescrizione. Perciò in Europa i termini sono più lunghi e flessibili e i processi arrivano alla fine. L'Italia ha spiegato che l'aumento della prescrizione è una conseguenza indiretta della legge, dovuta all'aumento della pena del reato. Del resto, sono note le ragioni politiche per cui non si è riformato subito il sistema della prescrizione, anche se è stata insediata una commissione ministeriale che studi una soluzione.

Ma forse è troppo tardi. E poiché le nuove norme non sono retroattive, tra un anno l'Italia sarà costretta a produrre cifre ancora disastrose sul tasso di mortalità dei processi per prescrizione.

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