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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2013 alle ore 17:52.

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Viaggio in Islanda, nazione senza esercito. Ora l'isola è protetta dagli aviatori italiani

KEFLAVIK - La tenente Hrafnhildur Stefansdbthr tiene a precisare di essere una civile. «Qui lo siamo tutti, noi della Guardia Costiera islandese». Tutte le 250 donne e uomini impegnati «con ogni tempo» a garantire il servizio di «search and rescue» lungo le coste e in un mare nel quale le condizioni atmosferiche sono piuttosto mutevoli. L'Islanda è uno dei 28 membri della Nato ma non ha forze armate. I 315 mila abitanti di un Paese grande un terzo dell'Italia, da tempo ritengono di non averne bisogno.

Con i suoi colleghi Hrafnhildur che aveva studiato arte drammatica a Milano - «ma poi le cose cambiano» - protegge le decine di navi di pescatori che incrociano questo mare e le centinaia di mercantili in transito, ora che l'arretramento dei ghiacci apre ai commerci nuove e più rapide rotte. La Guardia Costiera adesso ha un nuovo compito: protegge anche gli aviatori italiani, caso mai ci fossero emergenze. In cambio, i piloti, gli specialisti e gli intercettori Eurofighters del 4° stormo di Grosseto, del 36° di Gioia del Colle e del 37° di Trapani, proteggono da una decina di giorni lo spazio aereo islandese.

«Al momento in Islanda gli unici militari siamo noi», dice il colonnello Urbano Floriani, il comandante di "Cieli Ghiacciati": è così che si chiama l'operazione italiana, anche se le attuali massime di 11/9 gradi per i locali sono ai limiti dell'afa. Il servizio di sorveglianza dello spazio aereo islandese – che l'Aeronautica militare italiana ha già garantito anche a Slovenia e Albaina - è una missione Nato a rotazione. Qui nella base di Keflavik, accanto all'unico aeroporto internazionale del Paese, a una cinquantina di chilometri da Reykjavik, prima di noi c'erano i canadesi poi verranno gli americani.

Da quando è finita la Guerra fredda, la sicurezza e la difesa aerea dell'Atlantico del Nord e dell'Artico non hanno più la valenza geopolitica di un tempo. Ma per i nostri aviatori resta una missione operativa importante. Tre squadre di una mezza dozzina di piloti sono sempre pronti a decollare in caso di allarme. Ma la vita quotidiana nella base di Keflavik continua a essere come quella in Italia. Sui sei Eurofighters portati in Islanda i 15 piloti fanno tre voli di addestramento al giorno.

La sorveglianza dello spazio aereo islandese viene fatta a turno dai Paesi dell'Alleanza atlantica da 2007, da quando nella riorganizzazione delle loro riorse in Europa, gli americani hanno lasciato la base di Keflavik. È la prima volta che l'Aeronautica vi partecipa. "Cieli Ghiacciati" è una missione piuttosto breve. Entro fine luglio si torna in patria. Ma è un'esperienza che conta per le 150 donne e uomini impegnati: la proporzione è lontana dall'essere a favore delle prime come qui, in Islanda, ma anche le nostre Forze armate fanno importanti passi avanti.

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