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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2013 alle ore 18:12.

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Sprechi afghani, prima del ritiro Usa demoliti mezzi per miliardi di dollari

Veicoli antimine seminuovi e migliaia di tonnellate di equipaggiamenti militari statunitensi vengono demoliti e venduti come ferraglia sul mercato afghano perché il loro rimpatrio è considerato antieconomico dal Pentagono. Al salasso determinato dagli elevati costi logistici del ritiro di mezzi e materiali da Kabul, valutato tra i 3 e i 6 miliardi di dollari, si aggiungono oggi sprechi per più di 7 miliardi dovuti alla dismissione e demolizione del 24 per cento degli equipaggiamenti militari schierati nel Paese asiatico.

Secondo il Washington Post la scelta è considerata inevitabile dai comandi militari poiché ogni altra opzione risulta impraticabile sul piano militare o non conveniente in termini finanziari. Sono già state distrutte 77 mila tonnellate di materiali militari usurati o danneggiati i cui costi di ripristino e rimpatrio sono valutati ingiustificati, inclusi 2 mila veicoli resistenti alle mine e agli ordigni improvvisati della “famiglia” MRAP (Mine-Resistant Ambush Protected) costruiti con urgenza a partire dal 2007 con stanziamenti per 50 miliardi di dollari al fine di garantire maggiore protezione ai militari in Iraq e Afghanistan e dalle armi più insidiose dei miliziani. Veicoli oggi considerati in parte surplus.

Il Pentagono ha deciso di rinunciare a circa la metà dei 25.500 MRAP schierati in varie aree del mondo (11.000 sono in Afghanistan) accantonandoli negli Stati Uniti o nelle basi logistiche di pre-posizionamento in Kuwait e nell’isola di Diego Garcia nell’Oceano Indiano. I 2 mila veicoli in demolizione a Kabul necessiterebbero di ampi interventi di riparazione e manutenzione e il loro rimpatrio non è considerato conveniente nonostante ogni esemplare di MRAP sia stato pagato un milione di dollari.

L’ipotesi di regalare i mezzi ai contingenti alleati non ha avuto successo perché gli altri partner della Nato sono alle prese con problemi analoghi per il costoso ritiro dei rispettivi contingenti da un Paese privo di sbocchi a mare. Eppure l’occasione sarebbe ghiotta per acquisire al solo costo del trasporto mezzi che potrebbero rivelarsi preziosi nei prossimi conflitti anti-insurrezionali.

Anche l’opzione di regalare MRAP e altri equipaggiamenti all’esercito afghano risulta inattuabile sia perché le forze di Kabul non dispongono della capacità logistica per gestire mezzi complessi e sofisticati sia per evitare il rischio che simili materiali possano cadere in mano ai talebani. Gli Stati Uniti dispongono in Afghanistan di dotazioni militari valutate 25 miliardi di dollari ma solo il 76 pe cento verrà evacuato da Kabul per subire in seguito riparazioni che si stima costeranno altri 8/9 miliardi.

La vicenda dei costosi mezzi demoliti in Afghanistan, resa nota da Ernesto Londoño, inviato del Washington Post, sta sollevando comprensibili polemiche negli Stati Uniti specie in tempi di tagli al bilancio federale e del Pentagono. Quello in atto in Afghanistan non sarà solo “il più grande ritiro della storia”, come l’ha definito il comando americano a Kabul, ma anche il più costoso.

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