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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2013 alle ore 16:01.

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Nella foto Chip Starnes prigioniero nell'ufficio della sua fabbrica in Cina (AFP Photo)Nella foto Chip Starnes prigioniero nell'ufficio della sua fabbrica in Cina (AFP Photo)

Tra le tante controversie che stanno aumentando in Cina per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori e dei salari questa è la più eclatante. E' in ostaggio dei suoi lavoratori da cinque giorni Chip Starnes, 42 anni, dirigente statunitense di un'azienda di prodotti medici usa e getta che ha una fabbrica nel distretto di Huairou a Pechino. Starnes, comproprietario della Specialty Medical Supplies, azienda di Coral Springs, in Florida, è detenuto nell'ufficio della sua fabbrica. Il manager ha raccontato di essere stato costretto dalle autorità locali, che sono andate a parlargli, a firmare un accordo con cui ha accettato le rivendicazioni degli operai, che chiedevano lo stesso trattamento ricevuto da 30 lavoratori destinati gradualmente al licenziamento. L'azienda infatti sta gradualmente trasferendo il lavoro a Mumbai, in India, e i lavoratori restanti -un centinaio- , dando retta alle voci di una possibile chiusura totale della fabbrica, hanno chiesto lo stesso trattamento delle persone che resteranno senza lavoro chiedendo una lauta buonuscita.

I lavoratori che nei primi giorni l'hanno sottoposto alla tortura della privazione del sonno, attendono il bonifico e nel frattempo bloccano le uscite della fabbrica: "Mi sento come un animale in trappola... Credo sia disumano quello che sta succedendo" ha raccontato attraverso la finestra del suo ufficio, sbarrata. Il dirigente, però, ha anche detto al reporter della Cbs che oggi gli ha fatto visita che potrebbe riuscire a scappare, se lo volesse, ma che così probabilmente darebbe "l'impressione sbagliata in questo momento". Ora, è in attesa dell'arrivo del suo avvocato.

La versione degli operai è diversa, secondo Chu Lixiang, responsabile dei diritti del lavoro della fabbrica, ha riferito che Starnes non aveva pagato i lavoratori negli ultimi due mesi e che questi temevano che volesse fuggire senza pagare a nessuno il dovuto e il tfr.

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