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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 13:46.

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Nella foto i tifosi della Ferrari sugli spalti del circuito di Monza (Fotogramma)Nella foto i tifosi della Ferrari sugli spalti del circuito di Monza (Fotogramma)

Tanto rumore, speriamo (ancora) per nulla. È questo il possibile esito dell'intervista rilasciata da Bernie Ecclestone a Panorama in edicola da oggi, attraverso la quale approfitta dell'occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe proprio nei confronti della stampa italiana: fra le varie pungenti risposte al collega che l'ha incontrato a Londra, l'ottantaduenne sottolinea di essere ancora risentito per aver visto il suo nome comparire poco tempo fa, anche se non indagato, nella vicenda giudiziaria che ha travolto i vertici dell'autodromo di Monza.
Si è trattato più che altro di sensazionalismi della stampa locale, ma al patriarca della Formula 1 questa associazione non è andata affatto giù, dato che non fa gioco alla sua reputazione, specie se si considera che qualche guaio giudiziario ancora aperto invece ce l'ha all'estero per un'altra nota vicenda.
E così, nelle stesse pagine, Ecclestone non risparmia neanche qualche pesante frecciata agli organizzatori del gran premio d'Italia, facendo pure allusioni sul rischio della sua sopravvivenza nel calendario del mondiale: "Se dovessimo rinunciare a Monza, e dico se, perché nessuna decisione è stata presa, sarebbe solo per motivi economici - precisa Ecclestone -. Certo, la qualità del circuito e l'organizzazione potrebbero essere migliori ma, ripeto, non è quello il punto cruciale".

A scusarsi con Bernie, ci pensa per primo Dario Allevi, presidente della Provincia di Monza e Brianza e già vicesindaco del capoluogo, che ha sempre difeso l'autodromo in ogni circostanza: "Per noi è questione di vita o di morte: l'autodromo ci ha reso famosi nel mondo e tuttora genera un indotto di parecchie decine di milioni di euro solo nei giorni dell'evento sulle imprese locali, più un valore incalcolabile per le aziende collegate al mondo del motorsport. L'impianto è stato ristrutturato da pochi anni nelle sue strutture e in particolare nei paddock, mentre la ormai decennale riorganizzazione delle vie d'accesso ci consente di gestire con i migliori standard di tempo e comfort l'afflusso sempre da record dei visitatori nel secondo weekend di settembre. Vogliamo infine ricordare che l'evento di Formula 1 sarà per noi un ulteriore fiore all'occhiello durante Expo 2015, quando conteremo di intercettare ancora più visitatori internazionali grazie al completo recupero della vicina Villa Reale, che non avrà più nulla da invidiare a Versailles o a Caserta. Mi auguro quindi prevalga il buonsenso, perché, anche se Ecclestone vede di più il lato economico che quello romantico, è innegabile che a Monza non ci sia bisogno di mettere sulle tribune delle "comparse" anziché i tifosi veri: noi attraiamo appassionati da tutto il mondo, cosa che non è certo possibile nei nuovi tracciati in luoghi ben poco ospitali e senza nulla attorno. I paesi emergenti potranno costruire anche circuiti bellissimi e in poco tempo, ma la storia e la tradizione inestimabili che abbiamo a Monza non li potranno mai acquisire".

Di certo il romanticismo non è uno dei pezzi forti di Ecclestone anche se ha avuto varie mogli e, per sposare le due figlie, ha speso 24 milioni di euro nei soli party. Lo ammette lui stesso, nel medesimo articolo, specificando che ancora oggi viene pagato per "massimizzare le entrare della Formula 1 e ho l'obbligo di far correre i team là dove è più redditizio per tutti". Senza molta fantasia, unendo semplicemente le sue risposte frammentarie alle varie domande in un unico puzzle, ci sono altre affermazioni che fanno percepire il mai tramontato attaccamento al denaro di Ecclestone, visto che afferma che forse quoteranno il fondo di private equity Cvc a Singapore perché "più adatta dal punto di vista fiscale e finanziario", affermando subito dopo che l'Europa sta perdendo centralità nella Formula 1 perché "è suo dovere scegliere le location più appetibili" ma, "avendo l'imbarazzo della scelta" e "non potendo superare i 20 gran premi" allora "è possibile che l'Europa perda un paio di corse a favore dei mercati emergenti".

Com'è noto, nel mirino di Ecclestone ci sono da tempo le piste storiche che, in quanto tali, sono state conservate nel calendario per compiacere gli sponsor e il pubblico ma senza grosse soddisfazioni per quanto riguarda le sue royalty. Spa e Monza, che danno più soddisfazione ai piloti proprio per quello che hanno rappresentato nell'automobilismo, sono più a rischio esclusivamente perché incapaci di garantire le entrate cui ormai il deus ex machina è abituato con le nuove piste asiatiche. Niente di nuovo, quindi, con queste affermazioni: ma Ecclestone ci teneva a prendere le distanze innanzitutto con le vicende giudiziarie, attuale spina del fianco della gestione dell'autodromo, ora completamente rinnovata e con deleghe riviste e meno accentrate che in precedenza. Valli (Ac Milano), Turci (Sias) e Scala (ex Vallelunga) sono coadiuvati non a caso da un certo Federico Bendinelli, già a capo di Imola e considerato molto in buoni rapporti con Ecclestone. Con lo scopo di portarlo alla ragionevolezza perché, anche se il contratto dell'autodromo nazionale è valido fino a tutto il 2016, i giochi per accettare altre location nelle stagioni future sono già in corso. Ma anche con l'incarico di migliorare la qualità della manutenzione generale e della pista, una vera spina del fianco della passata gestione che era culminato con un weekend di incidenti record nella gara di Superbike del 2012.

E allora bisogna lavorare per salvaguardare il GP con tutte le forze, sotto ogni profilo. Seppure lo scetticismo su queste minacce regni sovrano: non ci crede un pilota di vecchia data come Arturo Merzario, che a Monza ci ha costruito la sua carriera e senza peli sulla lingua dice che Ecclestone lo fa solo per "carpire più soldi, ma per quello che rappresenta nello sport e nell'industria non verrà mai cancellato". Non ci crede l'ultimo italiano in Formula 1, Tonio Liuzzi: "È patrimonio indispensabile. Non solo per i suoi indimenticabili suoi duelli, ma per quello che rappresenta: vincere lì è il massimo in una carriera a quattro ruote. Purtroppo l'Italia non ha piloti in griglia già da due anni, quindi perdere anche il Gran Premio sarebbe un danno grave e irreparabile". Non ci crede il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti: "È una polemica ricorrente. C'è un contratto fino al 2016 che va rispettato. Togliere dal calendario della Formula 1 il Gp di Monza sarebbe come togliere Wimbledon dal Grande Slam. Mi sembrerebbe difficile farne a meno, anche perché l'Autodromo di Monza è un marchio che contribuisce ad aumentare il valore complessivo di tutta la Formula 1".

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