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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2013 alle ore 13:39.

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Il nuovo scandalo che colpisce indirettamente i Sacri Palazzi con ogni probabilità imporrà una accelerazione da parte del Papa al ridisegno delle finanze vaticane. Una riforma, quindi che non riguardi solo lo Ior - processo avviato con straordinario tempismo con l'insedimento da parte di Bergoglio della Commissione referente, giusto tre giorni fa - ma l'intera architettura dei dicasteri economici della Santa Sede e del Vaticano.

Già in sede di Congregazioni generali (le riunioni plenarie dei cardinali che hanno preceduto il Conclave) il tema di una razionalizzazione degli uffici era emerso con chiarezza, e le ultime vicende daranno un'ulteriore spinta ad una riflessione più profonda da parte del gruppo degli otto cardinali nominati dal Papa un mese fa allo scopo di consigliarlo sulla riforma. I dicasteri "economici" sono molti, e talvolta con competenze sovrapposte o comunque razionalizzabili.

L'Apsa (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica), guidata dal cardinale Domenico Calcagno, è una sorta di ministrero del Tesoro, dove si amministra sia gli immobili nella sezione ordinaria sia gli investimenti finanziari, nella sezione straordinaria, dove lavorava Scarano (guidata da Paolo Mennini, figlio di Luigi Mennini, storico direttore dello Ior ai tempi dell'Ambrosiano).

Molto ricco anche il patrimonio del Governatorato della Città del Vaticano - alla cui testa c'è il cardinale Giuseppe Bertello, membro della commissione degli "otto" e indicato come uno dei possibili candidati alla segreteria di Stato dopo Tarcisio Bertone - che tuttavia ha una gestione di bilancio separata dalla Santa Sede. Così come Propaganda Fide, il potente dicastero delle missioni presieduto dal cardinale Fernando Filoni, che può contare su patrimonio stimato (ma senza conferme) prudenzialmente a 10 miliardi di euro.

C'è poi la Prefettura per gli Affari Economici, recentemente rafforzata con poteri di indirizzo e programmazione, che ha il compito di regidere il consolidato, assorbendo quindi funzioni analoghe al ministero del Bilancio: la guida il cardinale Giuseppe Versaldi. Accanto a questi dicasteri figura poi lo Ior, che amministra fondi affidati dai dicasteri, dalle congregazioni religiose e dai dipendenti dei Sacri Palazzi, che che è in via di riforma radicale, come ormai chiaro nelle intenzioni del Papa.

Su tutti i flussi finanziari che entrano ed escono dalla Santa Sede e dal Vaticano (la prima è il governo della Chiesa universale, l'altro è lo Stato) dall'aprile 2011 vigila l'Aif, Autorità di informazione finanziaria - presieduta dal cardinale Attilio Nicora - creata dalla riforma voluta da Benedetto XVI e che è stata lo scorso anno al centro di scontri tra cardinali sui poteri attribuiti all'authority stessa. Di recente è stato reso noto che i pm vaticani stanno indagando su due operazioni sospette segnalate all'Aif da enti vaticani (probabilmente lo Ior).

Ancora non ci sono decisioni prese (e forse neppure ipotesi concrete) ma di certo il tema di un accorpamento di funzioni tra i dicasteri entrerà nell'agenda della riforma, sia per dare maggiore unità di indirizzo nelle scelte strategiche in materia economica e finanziaria, riducendo quindi i "centri di potere", sia per rendere più snelli ed efficaci i controlli.

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