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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2013 alle ore 10:02.

La sfida Froome -Contador
Con questo fardello sulla schiena, per la prima volta dalla Corsica, parte il Tour numero cento. Un Tour che deve ancora fare i conti col suo passato, anche se molti dei suoi attuali protagonisti stanno cercando di staccarsi dalle catene del doping. Lo si è visto al Giro d'Italia dove anche il più forte, Vincenzo Nibali, ha vinto senza stravincere. Con medie decisamente più basse rispetto agli anni precedenti. Un Giro che ha fatto anche spettacolo, ma senza far spuntare dal suo cilindro improvvisi e sospetti fenomeni.
Vincenzo Nibali, la punta di diamante del nostro ciclismo, non ci sarà a Porto Vecchio. Dopo il successo al Giro d'Italia preferisce passare la mano. Fa bene, la doppietta non era nelle sue corde. Avrebbe fatto solo il comprimario in un Tour che, pur privo di Wiggins, non concede sconti.
Nibali avrebbe dovuto comunque vedersela con due avversari - Alberto Contador e Chris Froome - che con motivazioni diverse vogliono sbancare la Grande Boucle. Lo spagnolo, 31 anni, assente per due stagioni dopo la squalifica del 2010 (positivo al clenbuterolo), vuole ribadire che il numero uno è lui; che dopo aver vinto la Vuelta nel 2012, è pronto a rifare quest'anno il tris a Parigi. Ma Contador, che nel 2013 ha vinto solo una tappa al Tour di San Luis, non parte in pole position. Il ruolo di favorito spetta a Froome, il keniano bianco leader di Sky, secondo l'anno scorso dietro a capitan Wiggins. In sua assenza, Froome, 28 anni, diventa il faro della corsa, l'uomo in giallo predestinato. Si vedrà strada facendo. Quest'anno ha fatto fuoco e fiamme in primavera vincendo al Romadia e al Delfinato e perdendo di misura con Nibali alla Tirreno Adriatico.
Nel 2012 al Tour Froome era incontenibile. Spesso obbligato a tirare il freno per ordini di scuderia. Ora è il suo turno. Fare il capitano, quando devi vincere, è un onere pesante. Non tutti sanno gestire la pressione della responsabilità. Chi lo sa fare è un campione. E Froome deve ancora dimostrarlo.
Solo 16 italiani orfani di Nibali
Orfani di Nibali, la truppa degli italiani è ridotta all'osso: soltanto 16 corridori. Due dei quali, Moreno Moser e Damiano Cunego, con licenza di colpire. Moser con la spensieratezza dei suoi 22 anni prova a diventare grande cimentandosi nell'Università più severa e prestigiosa del ciclismo. Chi si laurea al Tour ha davanti a sé una grande carriera. Nipote d'arte, Moreno deve dimostrare d'avere anche la grinta dei Moser. Francesco nel 1975, appena arrivato al Tour, s'impose subito all'attenzione conquistando la maglia gialla per una settimana e arrivando poi a Parigi in maglia bianca. Ma era Francesco Moser, campione di talento e di carattere con un unico punto debole: le salite. Nonostante questo handicap, vinse 273 corse, tra le quali un Giro d'Italia, 3 Roubaix, due Giri di Lombardia, una Milano-Sanremo e un campionato del Mondo. Altri tempi, certo. Moreno il talento ce l'ha, ora deve uscire dal guscio.
Quanto a Damiano Cunego, sperare non costa nulla. Da tempo non brilla, chiuso nella precoce bolla di un lungo tramonto. Eppure l'ex piccolo principe, 31 anni, è l'ultimo italiano ad avere vinto una classica-monumento, quel Giro di Lombardia del 2008 che, ormai, sembra una stella remota del nostro firmamento ciclistico. Sarebbe auspicabile che puntasse a una bella vittoria di tappa. Di un decimo posto in classifica generale, francamente, non ci importa nulla.
Cavendish e Sagan: subito in lotta per la maglia gialla
Infine, gli altri big. Per la classifica, a parte i soliti colombiani, va ricordato l'intramontabile Cadel Evans che però, nella sua squadra, la Bmc, dovrà guardarsi dall'ascesa di Van Garderen, potentissimo a cronometro. Poi ci sarà lo spagnolo Valverde e l'emergente Peter Sagan, simbolo del ciclismo moderno e rottamatore per eccellenza dei vecchi boss. Lo slovacco nel 2012 ha centrato tre tappe. È un fenomeno con un ego un po' troppo spinto. Deve solo saperlo contenere.
L'altro fenomeno, ormai ampiamente rodato, è Mark Cavendish, lo sprinter più veloce del mondo. "Palla di cannone" è carico. Dopo la cinquina del Giro, viene al Tour con gli stessi propositi. Per stravincere. Può già sfogarsi sabato nella prima tappa, la Porto Vecchio- Bastia di 213 chilometri.
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