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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2013 alle ore 06:38.

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«La lotta alla disoccupazione giovanile è una grande sfida per l'Europa. Abbiamo la responsabilità di attuare e intensificare le misure già previste. È un campo in cui possiamo imparare molto gli uni dagli altri, anche con il sostegno reciproco». Comincia così la lettera di invito a firma di Angela Merkel rivolta ai ministri del Lavoro della Ue. L'appuntamento è per dopodomani, mercoledì 3 luglio, a Berlino per la Conferenza sull'occupazione. Cinque giorni dopo il vertice di Bruxelles che ha scoperto le carte sulle risorse disponibili, con un potenziamento della "garanzia per i giovani" che potrà contare su una dote complessiva di 8-9 miliardi nel 2014-2015 e i nuovi fondi Bei in arrivo. La Germania, padrona di casa, dove appena il 7,5% dei giovani non ha un lavoro, è pronta a impartire una "lezione di tedesco" ai partner europei, ma anche a confrontarsi sulle esperienze migliori messe in campo per il rilancio, con un ruolo di primo piano affidato ai servizi per l'impiego. «L'incontro – spiega Claire Dhéret, policy analyst dell'Epc (European Policy Centre), esperta di lavoro – mostra la volontà politica dei Paesi europei di affrontare in prima linea l'emergenza e riprenderà le fila del summit di Roma tra Italia, Francia, Spagna e Germania di due settimane fa».
Nella sede della Cancelleria, la parola-chiave sarà "sistema duale", il vero segreto della ricetta tedesca per l'occupazione. Una formula collaudata, avviata nel 1969 e aggiornata nel 2005, che offre agli studenti al termine del ciclo dell'obbligo (16 anni) un mix tra scuola e lavoro, con due giorni sui banchi e tre in azienda. Secondo i dati forniti dall'Istituto Federale per la formazione professionale (Bibb), nel 2012 questa strada è stata imboccata da circa la metà dei ragazzi (550mila), con la possibilità di scegliere fra 333 profili aggiornati ogni anno dal ministero dell'Istruzione sulla base delle esigenze del mercato. «L'esperienza – dice Werner Eichhorst, vicedirettore dell'area lavoro dell'Iza, l'Istituto di ricerca tedesco sullo studio dell'occupazione – dimostra che rispetto ad altri sistemi più tradizionali il "duale" porta a una migliore transizione dallo studio al lavoro e contribuisce a mantenere basso il livello di disoccupazione giovanile». Secondo l'esperto «il modello tedesco, che è stato seguito anche in altri Paesi come Olanda e Danimarca – potrebbe essere esportato anche in Italia o in altre realtà con un alto numero di giovani senza lavoro. È opportuno però trovare una rete di aziende ad alto contenuto di competenze disponibili a lavorare con il governo. Potrebbe essere utile un approccio graduale e all'insegna del decentramento, con progetti-pilota nelle regioni più avanzate del Nord o del Nord-Est». Il nodo centrale è però rappresentato dalle risorse. Basti pensare che nel 2009 (l'ultimo dato disponibile fornito dal Bibb) per finanziare i tirocini in azienda il governo di Berlino ha stanziato ben 10,9 miliardi.

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