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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2013 alle ore 18:43.

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Serena Williams (Afp)Serena Williams (Afp)

WIMBLEDON - Nell'anno delle sorprese, la più clamorosa di tutte è arrivata con l'eliminazione di Serena Williams negli ottavi di finale del torneo femminile per mano della tedesca Sabine Lisicki. Purtroppo la giornata è stata negativa anche per i colori italiani: i 4 tennisti azzurri in campo negli ottavi (un record nella storia ultracentenaria di Wimbledon) sono stati tutti sconfitti, e quel che è peggio senza opporre molta resistenza.

La prima settimana dei Championships si era aperta con l'uscita di scena di Rafael Nadal e poi quella di Roger Federer da parte di due assoluti carneadi, quindi se n'erano andate Maria Sharapova e Vicka Azarenka. A questo punto, sono tutti eventi che sembrano nient'altro che l'antipasto per un risultato ancor più imprevisto in apertura della seconda settimana, quella che conta. Soprattutto dopo l'eliminazione delle sue principali rivali, il successo finale di Serena, campione uscente, e che veniva da 34 vittorie consecutive e dal trionfo a Parigi, era dato quasi per scontato. Del resto, fin dall'inizio del torneo, che ha vinto cinque volte, di cui 3 delle ultime 4, i bookmakers londinesi la davano 5/2. «Ho giocato male i punti che contano», ha detto alla fine la Williams, pur riconoscendo i meriti della rivale, «grande giocatrice sull'erba». Il match si è risolto in 2 ore e 4 minuti in 6-2, 1-6, 6-4 a favore della Lisicki.

Il grande Gianni Clerici, "scriba" e storico del tennis, scrittore, mio vicino di banco in sala stampa a Wimbeldon, mi aveva confidato prima della partita di aver visto Serena allenarsi in mattinata e di averla trovata stranamente fuori condizione, ma forse neppure lui osava credere fino in fondo a quel che aveva visto. In conferenza stampa, dopo l'incontro, un giornalista con scarso senso delle proporzioni ha paragonato la sconfitta della Williams all'affondamento del Titanic.

La Lisicki non era certo un'avversaria da sottovalutare. La tedesca di origini polacche, 23 anni, qui a Wimbledon è arrivata nei quarti di finale quattro volte consecutive (nel 2010 era assente per infortunio), ogni volta battendo la campionessa del Roland Garros. Serve forte, anche se magari non forte come Serena, e oggi le ha azzeccate tutte. A questo punto diventa lei la favorita del torneo, se non fosse che per scaramanzia le converrebbe rifiutare l'etichetta, visto la fine che hanno fatto tanti altri favoriti. E anche tutti quelli che hanno recitato per un giorno il ruolo di ammazza-grandi.

Il super-lunedì di Wimbledon, in cui si giocano, pioggia permettendo (e quest'anno il clima è stato favorevole), tutti i 16 incontri degli ottavi maschili e femminili, vedeva impegnati anche quattro italiani. Tutti se ne sono andati rapidamente, pur contro avversari ai quali andavano riconosciute maggiori chances. Flavia Pennetta ha ceduto alla belga Kristen Flipkens 7-6, 6-3, senza mai dare l'impressione di potercela fare contro un'avversaria, numero 20 del tabellone, più in forma e più adatta al gioco sull'erba. Pennetta, che dopo un lungo infortunio è scesa fin al 166 del ranking mondiale, dovrebbe comunque avvantaggiarsi del buon risultato si Wimbledon per recuperare posizioni.

Roberta Vinci è sembrata non entrare neppure in campo contro la cinese Li Na, numero 6 del mondo, che l'ha battuta 6-2, 6-0 in soli 55 minuti. Karin Knapp ha ceduto 6-2, 6-3 alla francese Marion Bartoli, che qui raggiunse inopinatamente una finale nel 2007: anche la Knapp era reduce da un periodo difficile che aveva fatto pensare addirittura all'abbandono del tennis.

Infine, Andrea Seppi è stato nettamente battuto dall'argentino Juan Martin del Potro, numero 8 del tabellone. Forse condizionato dall'informazione pre-partita che davano il suo avversario seriamente infortunato a un ginocchio e addirittura sul punto del ritiro, Seppi scendeva in campo senza la concentrazione che l'occasione avrebbe richiesto e, dopo aver annullato tre match-point, salutava al quarto.

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