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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2013 alle ore 06:44.

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Essam el-Erian, uno degli uomini più importanti della fratellanza insiste nel proporre il più ovvio dei compromessi: «Non c'è alternativa al dialogo senza condizioni per raggiungere un accordo sulle elezioni parlamentari». L'Islam politico al potere è pronto a parlare solo di quelle: il Parlamento era stato messo fuori legge dai giudici, altri grandi nemici del Fratelli musulmani. Ma la partita ormai è su tutto: sulla presidenza, su tutte le elezioni fino ad ora svolte e considerate nulle dalla piazza. Travolto dagli avvenimenti, il movimento più organizzato e coeso, che aveva vinto tutte le elezioni di questi due anni, ha perso il controllo e il contatto con il Paese.
A tarda sera era previsto un intervento di Mohamed Morsi che ieri pomeriggio, dopo l'ultimatum di al-Sisi, ha incontrato il primo ministro Qandil e il ministro della Difesa, un militare. I segnali non sembrano positivi. Non è certo che Morsi accetti di farsi da parte o di aprire con le opposizioni un dialogo su tutto. In mattinata i Tamarrud erano stati definitivi: nessun compromesso è più possibile allo stato delle cose. L'unica cosa che può fare Morsi è andarsene.
In attesa delle parole del presidente, i Fratelli musulmani hanno chiamato alla mobilitazione. Quella di domenica non era stata paragonabile alle manifestazioni dell'opposizione. Ma la fratellanza ha capacità organizzative notevoli.
Come per dare una dimensione grafica alla loro scelta di campo, una squadriglia di elicotteri militari in formazione da parata, trascinando enormi bandiere egiziane, hanno sorvolato piazza Tahrir. Dopo la dichiarazione del generale al-Sisi la piazza si era di nuovo riempita come domenica. L'esibizione è stata salutata con un boato festoso. Ma non è l'esatta atmosfera del Cairo.
La tensione resta forte. Da domenica notte fino a lunedì mattina, gruppi di oppositori avevano preso d'assalto il quartier generale dei Fratelli musulmani, nel quartiere di Maqattam, alla periferia del Cairo. Da dentro uomini armati si difedevano sparando sugli assalitori. Solo dopo molte ore i primi hanno vinto la battaglia razziando e incendiando la sede avversaria. La polizia non è intervenuta, restando a guardare. Alla fine della battaglia i morti sono stati otto. C'erano state altre otto vittime in diverse città del Paese con 180 feriti. Potrebbe essere solo un inizio.
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