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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 15:15.

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Quando il ceo (licenziato) cerca una rivincita: c'è chi gliele canta in rima e chi si ricompra l'azienda in saldo

Il ceo che era stato cacciato dalla sua stessa creatura è tornato per cantare l'«Hardly Working», titolo dell'album che ha pubblicato ieri su Spotify e iTunes. Andrew Mason, 32enne già fondatore di Groupon, non manca certo di ironia. Alle cronache rimane quella lettera scritta ai dipendenti nel febbraio scorso, quando il consiglio di amministrazione l'aveva messo alla porta per i deludenti risultati (le azioni del colosso di social couponing erano crollate dell'80% durante la sua gestione). «Dopo quattro anni e mezzo intensi e bellissimi come amministratore delegato di Groupon, ho deciso di trascorrere più tempo con la mia famiglia. Sto scherzando, sono stato licenziato oggi».
Andrà meglio con quest'album di "motivational business music"? Poco importa: diplomato in musica alla Northwestern University e sposato con una cantautrice, Mason è tornato alla sua passione. Ormai – ha scherzato su Twitter – l'appellativo "fired Ceo" aveva sostituito il precedente "music major". Ora può irridere la sua ex vita manageriale con questa «musica per aiutare la gente a farsi strada nel mondo del lavoro». Sette canzoni (Look No Further, The Way to Work, My Door is Always Open, Risin? Above the Pack, Kiss, Stretch e It's Up to Us) che parlano di trimestrali, problemi delle risorse umane, dirompenti start-up tecnologiche. Non è da tutti rinnovarsi in altri ambiti e prendersi un po' di rivincita. In musica, poi, e con umorismo.

Il caso Bebo: Birch vende la sua azienda a 850 milioni di dollari e se la ricompra con uno
C'è chi oltre a essere diventato ricco con il proprio ingegno, facendo ottimi affari, si prende la soddisfazione di ricomprare la propria azienda a un prezzo di saldo. E' il caso di Michael Birch, che dopo aver creato il social network Bebo con sua moglie nel 2005, otto anni dopo annuncia su Twitter : «Abbiamo appena ricomprato Bebo per un milione di dollari, sarà divertente reinventarlo».
I fondatori possono ora ritenersi soddisfatti dopo che nel 2008, forti dei 40 milioni di utenti, avevano incassato da Aol 850 milioni di dollari. La cattiva gestione e la concorrenza di Facebook e Twitter hanno portato in pochi anni il sito dei coniugi Birch al fallimento. Ora, forse, la rinascita pagata a poco prezzo.

Il classico pamphlet su carta
Più facile andare diretti e attaccare su carta, come ha scelto l'ex Ceo di AIG Maurice Greenberg che nel libro "The AIG Story" espone tra l'altro la sua tagliente teoria sul salvataggio della società. Un po' vanità, un po' vendetta, il testo scritto in terza persona con il professor Lawrence A. Cunningham, definisce Greenberg (che ha ceduto la posizione nel 2005) un brillante businessman, vittima di regolatori troppo zelanti e colleghi ingrati.

Il ritorno e la grandeur di Steve Jobs
La rivincita del manager ha invece più gusto quando passa dal ritorno in azienda, meglio se acclamato. E qui il caso principe è quello di Steve Jobs, co-fondatore della Apple cacciato dall'azienda dopo una battaglia di potere con l'amministratore delegato John Sculley. Per oltre dieci anni la sua creatura aveva continuato senza il suo ideatore e aveva conosciuto un lento e progressivo declino. Fin quando giunse al limite del fallimento, e Jobs fu richiamato per fermare le perdite e restituire all'azienda la sua identità originaria, tra innovazione ed eleganza. Come disse Larry Ellison, il capo della Oracle, «Steve Jobs ha dimostrato che una persona può fare la differenza». Lo stesso Ellison mandò un'email piccata al New York Times per prendere le difese di Mark Hurd, Ceo di Hp, forzato alle dimissioni nel 2010 per le accuse di sexual harassment di Jodie Fisher, bionda attrice americana. Un'inchiesta interna di Hp, condotta per conto del board of directors, ha poi assolto Hurd dalle accuse ma ha concluso che dalle sue note spese risultavano incongruenze (le "follie" per la Fisher) in violazione delle politiche interne della società. Ma Ellison commentò che il board di HP aveva preso «la peggior decisione da quando quelli idioti di Apple licenziarono Steve Jobs tanti anni fa». E infatti Hurd ha subito ottenuto un posto di primo piano in Oracle.


Altri grandi e decisivi ritorni di Ceo (anche per poco) si son visti in quelle società dove gli ex amministratori risiedevano ancora nel board (o non si erano allontanati con dissidio). Alcuni esempi vanno da William Stavropoulos (Dow Chemical) a Howard Schultz (Starbucks), da Paul Allaire (Xerox). Ma qui si parla di soddisfazioni personali, più che di rivincite. (L.B.)

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