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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 12:56.

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In Germania ti pagano 600 euro al mese tra scuola e lavoro - In Olanda busta paga fino a 1.400 €

BERLINO (dal nostro inviato) - La Conferenza sul lavoro che si apre oggi a Berlino alla presenza del cancelliere tedesco Angela Merkel, del premier italiano Enrico Letta e del presidente francese François Hollande oltre al presidente della commissione Ue José Barroso e del Consiglio Herman Van Rompuy si pone l'obiettivo di contrastare la disoccupazione giovanile utilizzando l'esperienZa fatta in Germania nel sistema duale, riforme varate sotto il cancellierato di Gerhard Schroeder e che oggi Berlino vuole condividere con i suoi partner per difendere il lavoro europeo dai venti freddi della crisi.

Il sistema duale tedesco

La Merkel oggi ricorderà ai premier, capi di stato e ministri del lavoro della Ue presenti al forum che anche se dal 2005 la Germania ha ridotto della metà la disoccupazione giovanile, i problemi non mancano. Ma la chiave del successo è e rimane il cosiddetto sistema duale, ossia quel sistema composto da formazione scolastica e aziendale che si alternano e si completano. In Germania oggi il Governo può offrire un contratto di apprendistato a tutti i giovani che lo desiderano, a differenza di quanto accadeva qualche tempo fa, quando la formazione dei giovani avveniva sostanzialemnte al di fuori delle aziende, in scuole specifiche per l'apprendistato.

Insomma in Germania i giovani vanno a scuola e contemporaneamente al lavoro nelle aziende che offrono anche uno stipendio in media pari a circa 600 euro al mese. Il sistema duale fornisce uno sbocco occupazionale concreto ai giovani e fornisce alle aziende la manodopera che esattamente richiedono in relazione alla loro attività produttiva. In sostanza se in un distretto industriale necessitano di certe professionalità, le scuole tecniche tedesche forniscono queste caratteristiche che vengono modulate insieme alle aziende.

Inoltre la Germania non ha puntato solo esclusivamente sull'accademizzazione dei giovani, non li ha avviati tutti al liceo nella assurda pretesa di formare solo professionisti o dirigenti. In Germania hanno saputo valorizzare professioni come l'operaio specializzato o l'artigiano che sono figure molto richieste e necessarie allo sviluppo manifatturiero del paese, prima potenza economica dell'Europa. Il fatto di frequentare queste scuole professionali non impedisce ai più meritevoli di accedere all'Università e diventare amministratori delegati.

«Così arrivano al diploma di laurea con in più competenze formate sul campo di lavoro», spiega Stefano Scarpetta, vicedirettore della dipartimento occupazione e politiche sociali all'Ocse. E i numeri parlano chiaro: queste riforme hanno portato il Paese ad avere il minor tasso di disoccupazione giovanile ad aprile del 2013 (7,5%) dell'Unione europea, i primi della classe, davantia ad Austria (8%) e Olanda (10,6%).


Il modello olandese e austraco

L'Olanda ha attuato riforme e investimenti pubblici che hanno fatto del suo modello uno dei più efficienti d'Europa, con strumenti che permettono di trovare un lavoro entro 6 mesi e di trasformarlo, entro 3 anni, in occupazione a tempo indeterminato.
«Una delle caratteristiche della legge sul lavoro (Wwb) varata nel 2004 è la decentralizzazione della politica nazionale ai Comuni», spiega Rob Gerretsen, docente di giurisprudenza all'Università di Amsterdam.
I sindaci sono chiamati a trovare un impiego ai propri cittadini. Non impieghi "socialmente utili" ma occupazione vera presso società private o pubbliche che stanno sul mercato a prezzi competitivi. Così ogni municipio ha un ufficio di collocamento pubblico, efficiente, dove si può andare per iscriversi a corsi di formazione, chiedere le indennità di disoccupazione o consultare le offerte di lavoro. Le proposte di lavoro sono quindi localizzate a livello comunale. Non è il disoccupato che deve andare in giro a bussare senza sapere bene cosa vuole il mercato.
Il secondo punto di forza del modello "Polder" è l'istruzione. Le scuole professionali sono legate alle attività del territorio, cioè ai distretti industriali e alle loro necessità: così è più semplice formare figure professionali che vengono facilmente richieste dalle aziende stesse. Le scuole professionali olandesi sono flessibili e adattano i programmi di insegnamento alle richieste delle aziende che a loro volta si preoccupano di formare, partecipando economicamente alle esigenze finanziarie delle scuole insieme ai sindacati, le capacità professionali dei futuri dipendenti.
«Il terzo elemento del modello olandese è la mancanza di una netta separazione tra mondo del lavoro e quello dello studio, esattamente come in Germania e Austria.
Circa il 60% dei giovani studenti olandesi durante gli anni del liceo ha un'esperienza lavorativa.

Anche a Vienna, come pure in Svizzera, il sistema di formazione ha abbattuto il muro tra scuola e lavoro. L'apprendistato, regolato da una legge del 1969, è una combinazione di teoria e pratica che mescola training in azienda e lezioni teoriche in aula.
L'istituto professionale austriaco ha il compito di garantire una formazione di base teorica che possa aiutare il giovane ad entrare nel mondo del lavoro fornendo una conoscenza di tipo generale e specialistico coerente con la formazione aziendale.
Un sistema che funziona al punto che alcuni Ceo di successo hanno cominciato così.

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