Le griffe del made in Italy che hanno perso il tricolore
Le griffe agroalimentari italiane hanno sempre maggiore appeal sui mercati. Lo shopping dei marchi storici da parte di aziende straniere e multinazionali negli ultimi anni ha sottratto all'Italia un patrimonio che la Coldiretti, in uno studio presentato in occasione dell'assemblea ,ha valutato in circa 10 miliardi.
di Annamaria Capparelli
3. Riso Scotti
Un pezzo da novanta del made in Italy ora parla anche spagnolo. La società iberica Ebro Foods, attiva nel campo dell'alimentazione in 25 paesi, ha rilevato il 25% della azienda italiana per 18 milioni di euro. Ebro conta su 60 marchi in 25 paesi e punta a rafforzarsi nel segmento dei riso. Riso Scotti infatti è attualmente presente in oltre 70 paesi. L'azienda ha una storia antica, è stata fondata presso un mulino nel cuore della Pianura Padana come azienda agricola dedita alla raccolta del riso grezzo presso i contadini della zona per i quali il «Signor Scotti lavorava il cereale che commercializza verso terzi». La partnership con gli spagnoli viene considerata comunque un'opportunità per un'azienda che vanta 150 anni di storia e che vuole mantenere «il cuore e la mente» dell'azienda a Pavia.
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