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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 17:34.

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FRANCOFORTE – Il Fondo monetario internazionale taglia le previsioni di crescita dell'economia mondiale per quest'anno e il prossimo e individua una serie di nuovi rischi all'orizzonte. L'Fmi vede oggi un'espansione del 3,1% nel 2013 e del 3,8% nel 2014, in entrambi i casi una riduzione dello 0,2% rispetto alle previsioni pubblicate nell'aprile scorso. Il rallentamento è generalizzato, ma è particolarmente severo in alcune delle grandi economie emergenti, come Russia e Brasile.

In un'economia mondiale a tre velocità, con gli emergenti che, seppure più lentamente continuano a crescere, gli Stati Uniti che si espandono a un ritmo solido, anche se non spettacolare e un'area dell'euro che è tuttora in recessione, è quest'ultima a rappresentare il pericolo più grave per le prospettive globali. L'Fmi ritiene essenziale che vengano risanate le banche e vengano messe a disposizione le risorse per ricapitalizzarle, che debba essere rimesso in moto il credito alle piccole e medie imprese e che la Banca centrale europea abbia ancora spazio per una riduzione del tassi d'interesse e altre misure di stimolo. L'eurozona accuserà anche quest'anno una contrazione dello 0,6%, uguale al 2012, e tornerà alla crescita, modesta, dello 0,9% nel 2014. In entrambi i casi c'è una piccola riduzione rispetto al World Economic Outlook di aprile. Nel caso dell'Italia, la contrazione sarà dell'1,8% nel 2013 (–0,3% rispetto ad aprile) con una crescita dello 0,7% nel 2014 (invariata).

All'orizzonte ci sono tuttavia anche tre nuovi rischi. Il primo è rappresentato dalla Cina, dove la opportuna frenata del boom degli investimenti non è stata ancora compensata dall'aumento dei consumi. Il secondo è il successo della Abenomics, la nuova politica economica del Governo giapponese, che avrà un effetto positivo quest'anno (il Giappone è una delle poche economie per cui le previsioni sono state riviste al rialzo nel 2013), ma che rischia di creare nuove preoccupazioni per il futuro della sostenibilità del debito pubblico se non accompagnata da un piano di aggiustamento fiscale a medio termine. Il terzo è l'uscita dalla politica di stimolo monetario della Federal Reserve, che ha già creato volatilità sui mercati, un rialzo dei rendimenti un po' ovunque e una uscita di capitali dai mercati emergenti.

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