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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 19:41.

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S&P taglia il rating italiano a tripla B. Il Tesoro: scelta superata dai fatti - Letta: Italia resta vigilata speciale

L'agenzia S&P ha tagliato il rating di lungo termine dell'Italia a BBB da BBB+ con outlook negativo. Il downgrade, scrive l'agenzia americana, riflette «gli effetti di un ulteriore indebolimento della crescita sulla struttura e la resistenza dell'economia italiana», ma anche i problemi nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Secondo l'agenzia di rating, «la lenta crescita deriva in gran parte dalla rigidità del mercato del lavoro e di quello produttivo italiano».

Il rating dell'Italia è ora a due gradini dal livello considerato «spazzatura». L'agenzia ha tagliato le stime sul Prodotto interno lordo per quest'anno a un -1,9% da un -1,4% calcolato a marzo, peggio del -1,8% annunciato oggi dal Fondo monetario internazionale nel suo aggiornamento al World Economic Outlook. Il Pil procapite atteso per l'Italia nel 2013 è pari a 25mila euro, sotto i livelli del 2007.

Gli obiettivi di bilancio per il 2013 «sono potenzialmente a rischio», scrive S&P, per le decisioni assunte dal governo con la sospensione dell'Imu e il rinvio del programmato aumento dell'Iva.

S&P prevede un debito pubblico al 129% del Pil alla fine dell'anno, tra i valori più alti tra i debiti sovrani presi in considerazione dell'agenzia. La bocciatura di S&P segue quella di Fitch a marzo (a BBB+). Moody's ha un rating per l'Italia a Baa2.

Fonti del Ministero del Tesoro commentano la scelta dell'agenzia Standard & Poor's di abbassare il rating dell'Italia sottolineando che si tratta di «una scelta già superata dai fatti, ha uno sguardo retrospettivo e non tiene conto delle misure più recenti prese dal Governo».

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