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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2013 alle ore 21:00.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2013 alle ore 18:37.

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TARANTO - La raffineria Eni sul banco degli accusati per il persistente cattivo odore di gas che da tre giorni avvolge Taranto. Non a tutte le ore e non in tutti i quartieri della città in modo uniforme e omogeneo, ma quelle che i tecnici chiamano "emissioni odorigene" ci sono e si avvertono in modo chiaro. Il riscontro è anche nelle sette persone tenute in osservazione dai medici dell'ospedale "Santissima Annunziata" dopo aver accusato malori e bruciori, soprattutto alla gola e agli occhi, nelle tante altre che hanno accusato fastidi simili senza però rivolgersi alle cure dei medici, e nelle telefonate di cittadini allarmati e proccupati che stanno tenendo sotto pressione le sale operative dei Vigili del fuoco e delle forze di polizia. La raffineria Eni è oggetto in queste ore di tre indagini: della Procura - che già stava facendo i suoi accertamenti sul fenomeno delle fughe di gas -, dell'Agenzia regionale di protezione ambientale della Puglia, l'Arpa, e del ministero dello Sviluppo economico. E un esposto ha presentato oggi alla Procura, con riferimento all'Eni, il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che è anche consigliere comunale di Taranto.

L'Eni: da noi nessun odore molesto. Possibile ordinanza sindaco Taranto
«Sono stati effettuati controlli interni al sito che non hanno evidenziato alcuna fonte di possibile inquinamento olfattivo», ha commentato stasera l'Eni in una nota. «Tali controlli, a raffineria ferma - aggiunge l'Eni -, hanno avuto esito analogo». In ogni caso il sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, potrebbe emanare un'ordinanza con una serie di prescrizioni ambientali dirette proprio al gruppo petrolifero. L'azione del Comune è determinata dalle forti proteste dei cittadini a fronte del cattivo odore di gas.

All'origine il maltempo e il black out
Tutto nasce lunedì pomeriggio quando un violento temporale si abbatte su Taranto e su molti comuni della provincia. Sulla spiaggia di Campomarino di Maruggio - a 40 chilometri dalla città - un fulmine folgora e uccide un ragazzo di 12 anni di Altamura, che era in vacanza con i genitori, e colpisce un altro, ma quest'ultimo in modo non grave. A Taranto, invece, provoca un black out che manda in tilt la raffineria dell'Eni, la cui alimentazione energetica avviene in parte dall'esterno, cioé dalla rete nazionale. Si fermano gli impianti, si bloccano anche i sistemi di depurazione, e in raffineria scatta il sistema di emergenza che, per ragioni di sicurezza, prevede l'accensione delle torce che liberano nell'aria colonne di fumo nero e lingue di fuoco. Contemporaneamente, a valle, il blocco del depuratore ha fatto sí che finissero in Mar Grande dei reflui provenienti dalle acque di raffreddamento degli impianti contenenti sostanze oleose e tracce di idrocarburi. Un doppio problema, quindi, per la raffineria di Taranto: aria e mare. Entrano subito in azione l'Arpa, la Guardia Costiera e l'Ecotaras, societá specializzata nel disinquinamento del mare a seguito di incidenti. La situazione, col passar delle ore, migliora nel senso che la chiazza in mare viene subito circoscritta, come attestano i diversi enti intervenuti, e anche l'Eni dice che "non é mai stata rilevata traccia di idrocarburi al di fuori dell'area di contenimento" e "non si é mai manifestata alcuna situazione di emergenza ambientale". Da rilevare, fra l'altro, che gli effetti del black out si sono amplificati anche perché la raffineria é ancora dipendente, per l'alimentazione energetica, dalla rete nazionale in quanto il progetto di una nuova centrale da 240 megawatt non riesce a partire.

Arpa Puglia: indagini a tutto campo
A oggi, peró, Taranto non si é affatto liberata dal cattivo odore di gas. Tantissime segnalazioni sono arrivate di nuovo ai centralini. Il problema, quindi, permane, ma quale é la fonte delle emissioni? Alla raffineria dell'Eni dicono che gli impianti da lunedí pomeriggio sono sostanzialmente fermi, solo oggi é stato riavviato qualcosa, e comunque lo stabilimento adesso é un "vigilato speciale", tant'é che ci sono stati sopralluoghi anche la notte scorsa. Gli stessi tecnici Eni escludono un effetto di trascinamento di quanto é avvenuto lunedí. E allora? I risultati degli ulteriori accertamenti effettuati dall'Arpa e dalla Magistratura, dice oggi l'Arpa Puglia, "saranno prontamente pubblicati laddove non coperti dalla riservatezza del procedimento giudiziario". Sí, perché l'indagine della Procura ruota attorno all'ipotesi di reato relativa al getto pericoloso di cose, la stessa contestata all'Ilva. Gli accertamenti dell'Arpa peró, dice l'Agenzia, sono rivolti anche ad accertare il rilascio di inquinanti diversi dalle sostanze odorigene. In sostanza, il campo delle indagini é stato allargato. I composti all'origine dei problemi segnalati, aggiunge l'Arpa, quali quelli contenenti zolfo, sono caratterizzati da un'odorositá molto elevata ad una soglia olfattiva estremamente bassa e quindi sono ben percepibili anche a concentrazioni che non producono effetti tossici gravi ma causano comunque "disagi e disturbi per la salute e il benessere della popolazione".

Decreto Ilva resta al palo. Camera rinvia discussione a domani
Il problema del cattivo odore di gas, peraltro abbastanza frequente a Taranto, riesplode proprio quando la Camera é chiamata ad approvare il decreto legge 61 dello scorso giugno. É il provvedimento che ha commissariato l'Ilva affidandola a Enrico Bondi, commissario, in seguito affiancato da Edo Ronchi come sub commissario. Nemmeno oggi la Camera ha avviato le votazioni sul decreto, significativamente modificato dalle commissioni Ambiente e Attivitá produttive rispetto al testo licenziato da Palazzo Chigi. La discussione era cominciata lunedí, ieri é incappata nell'ostruzionismo dei deputati grillini e oggi si é scontrata col clima politico rovente delle ultime ore. Votazioni dunque rinviate a domani ma non é detto che possa essere il giorno conclusivo. Tra l'altro domani il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, ha convocato un vertice con gli enti locali e l'Arpa per un punto di situazione sull'attuazione dell'Aia all'Ilva.

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