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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2013 alle ore 16:44.

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Caso Shalabaieva, il governo kazako: non è agli arresti - Revocata l'espulsione, Ablyazov chiede aiuto a Letta - Una brutta figura

Nonostante la revoca dell'espulsione, non tornerà in Italia, almeno per ora, Alma Shalabayeva, la moglie del controverso dissidente kazako Mukhtar Ablyazov rimpatriata con la figlia di sei anni il 31 maggio scorso: il governo di Astana ha precisato oggi che la donna "non è in prigione o agli arresti domiciliari", ma ha obbligo di residenza ad Almaty per il pericolo di fuga, essendo indagata in una inchiesta per corruzione sul rilascio di passaporto per il marito e i famigliari.

"Tutti i diritti e le libertà della signora Shalabayeva, come previsto dalla legislazione kazaka e dalla legge internazionale, sono pienamente rispettati e garantiti dalle forze dell'ordine del Paese", ha riferito all'ANSA un portavoce del ministero degli esteri kazako, assicurando che la donna "non è accusata dei crimini di Ablyazov" e "non sarà perseguita per le azioni" del marito, ex ministro dell'energia ed ex banchiere diventato uno dei più fieri oppositori del presidente Nursultan Nazarbaiev.

Le autorità del Kazakistan definiscono la decisione di espellere Shalabayeva una "questione interna" dell'Italia e prendono atto che il suo annullamento restituisce a lei e alla figlia il diritto di tornare in Italia "in futuro". Ma il problema, sottolineano, è che ora "è considerata a rischio di fuga e non le è permesso lasciare la città di Almaty (che ha scelto volontariamente come luogo di residenza per il periodo dell'inchiesta) senza l'autorizzazione delle autorità investigative".

La donna, che ad Almaty vive con i suoi genitori, è coinvolta in una indagine legata al rilascio illegale di passaporti per il marito e i suoi familiari in cambio di denaro. Gli inquirenti, spiega sempre il ministero degli esteri, stanno accertando con i loro colleghi all'estero se Shalabayeva abbia mai usato tali documenti. Su di lei, secondo quanto si è appreso, non pendeva alcun ordine di cattura ma ora è una cittadina kazaka sottoposta alle leggi del suo Paese.

Secondo alcuni analisti locali, ben difficilmente Nazarbaiev le consentirà di partire finchè il marito sarà all'estero, mentre non è facile capire quale sarà l'esito dell'inchiesta, vera e propria spada di Damocle che potrebbe essere usata come leva di pressione su Ablyazov.

L'uomo è sfuggito alle autorità kazake nel 2009 dopo la scoperta di un buco di 15 miliardi di dollari nella banca Bta di cui era presidente: in quell'anno fu emesso un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti per frode e malversazione dei fondi della Banca, nonchè riciclaggio e partecipazione ad un gruppo criminale organizzato. Le autorità russe e ucraine hanno emesso distinti ordini di arresto per crimini collegati. In Kirghizistan sono state aperte inchieste contro funzionari dell'immigrazione accusati di aver rilasciato illegalmente passaporti kirghizi a Ablyazov ed altre persone in cambio di soldi.

Nel frattempo la banca Bta ha citato Ablyazov in una corte civile della Gran Bretagna, dove aveva ottenuto asilo politico, e recentemente ha vinto la causa all'Alta Corte per recuperare 4 miliardi di dollari di cui si sarebbe appropriato. Ablyazov ha lasciato quindi la Gran Bretagna dopo che un giudice lo ha condannato a 22 mesi di prigione per aver tentato di nascondere la provenienza dei suoi ingenti beni, sentenza confermata dalla Suprema corte in appello.

La sua opposizione a Nazarbaiev cominciò nel 2001, con la fondazione di un movimento politico di opposizione, Scelta democratica del Kazakhstan: l'anno successivo fu condannato a sei anni per "abuso di potere compiuto in qualità di ministro" ma dieci mesi dopo fu rilasciato a condizione che rinunciasse all'attività politica. Nazarbaiev lo perdonò, ma quando riprese a sostenere l'opposizione, anche finanziariamente, il "papà di tutti i kazaki", come è chiamato dalla sua gente, si sentì tradito due volte. (ANSA).

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