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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2013 alle ore 10:06.

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Ristrutturazione del debito in vista per Atene - Lisbona riaccende la crisi europea

Dopo aver appena ricevuto la tranche da 6,8 miliardi di euro del secondo piano di aiuti per pagare spese correnti e 2,2 miliardi di euro di bond in scadenza ad agosto, si avvicina l'ennesimo momento della verità per Atene quando, a settembre, la troika ritornerà per chiedere al governo Samaras di trovare 4 miliardi di euro per finanziare un gap di bilancio per il 2015-16.

Dopo l'estate si riaprirà lo spettro di una nuova crisi politica se i creditori dovessero chiedere esplosivi tagli a pensioni e salari e non si dovessero accontentare di fumose promesse di maggiori entrate fiscali ed aleatorie vendite di asset pubblici.

Torna così all'orizzonte della Grecia del premier Antonis Samaras, (che verrà ricevuto da Barack Obama l'8 agosto a Washington), una nuova resa dei conti con i suoi creditori, dopo due salvataggi da 240 miliardi di euro e una ristruturazione con taglio del valore nominale dei bond emessi da 100 miliardi, la più grande della storia moderna. Nonostante il Paese mediterraneo si fosse nei mesi scorsi faticosamente incamminato sulla via del recupero della stabilità finanziaria e della riduzione dei salari per recuperare competitività, al punto che si parlava di "Greekovery", dopo la brutale chiusura della tv pubblica greca, per dare "in pasto" 2.700 licenziamenti alla troika, la coalizione di governo ha perso il partito della Sinistra democratica, i tassi sui bond decennali sono schizzati all'11% dall'8% e le previsioni di tenuta politica sono tornate al brutto.

Una mossa sconsiderata che si aggiunge al fallimento delle privatizzazioni con l'asta andata deserta per vendere il monopolista del gas, Depa, ai russi di Gazprom, con un mancato incasso di un miliardo di euro. Anche la raccolta delle tasse resta sotto gli obiettivi, mentre il debito pubblico di Atene è tornato al 175% del Pil, il deficit al 10%, la crescita 2013 è negativa per il sesto anno continuativo (-4,4%) e la disoccupazione ha raggiunto il 26,8%. Anzi secondo il think tank greco, Iobe, quest'anno la recessione sarà del 5% mentre quest'estate il 73% dei greci non andrà in vacanza contro il 69% dell'anno scorso.

All'appello di settembre mancheranno i 4 miliardi di euro (che secondo stime dell'Fmi potrebbero addirittura balzare a una cifra compresa tra i 5,5 e i 9,5 miliardi) per ridurre il deficit 2015-16 e portare il debito al 120% del Pil entro il 2021. Invece che chiedere altri tagli a salari e pensioni con inevitabile esplosione sociale, Samaras potrebbe prorogare le tasse straordinarie, ma a quel punto si aprirebbe la richiesta di rendere più sostenibile il debito.

Tutti gli analisti concordano sull'inevitabilità di un quarto intervento per ridurre ancora una volta il debito, pari a 300 miliardi di euro, detenuto oggi - dopo il primo haircut ricaduto sui privati - al 90% da creditori pubblici.

Atene, che aveva un debito del 129% del Pil quando sono iniziati i prestiti nel 2010, ha bisogno di una seconda ristrutturazione.

Anche alcuni autorevoli esponenti della troika ne sono convinti. «Ad aprile del 2014 faremo un'analisi della situazione. Se la Grecia avrà rispettato le condizioni, se un attivo di bilancio primario sarà stato ottenuto, se ulteriori difficoltà saranno emerse sul fronte del debito o sul versante dell'economia, allora l'Eurogruppo sarà pronto a valutare ulteriori aiuti», ha affermato in un'intervista al Sole 24 Ore il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem. Sul piatto c'è una riduzione dei tassi di interesse sui debiti, l'allungamento del periodo per la restituzione o la cancellazione di parte del debito.

All'Fmi, che in un documento ha sostenuto che sarebbe stato meglio ristrutturare prima il debito greco, Mario Draghi, presidente della Bce, ha fatto un riferimento indiretto parlando mercoledì al Parlamento Ue: «Facile dirlo oggi. Si dimentica che nel 2010 e 2011 si temeva il contagio. Ora la situazione è diversa».

Non a caso Gerry Rice, portavoce dell'Fmi, ritiene che la Grecia non andrà incontro a un «ammanco di finanziamenti» prima del luglio 2014 e ha invitato gli europei a rispettare la promessa di fornire nuovo sostegno finanziario al Paese dopo questa data. Gli europei si sono impegnati a garantire ad Atene i «finanziamenti necessari». Insomma, dopo il voto tedesco, sarà l'ora di riaprire i cordoni della borsa.

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