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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2013 alle ore 13:58.

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Primi fondi ai maxi-cantieri - La mappa dei cantieri prioritari - Ora niente tagli agli investimenti

ROMA - L'operazione sblocca-cantieri del Governo procede a passo spedito. Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha già firmato il decreto che ripartisce 1.478 milioni di euro "cash" per opere grandi e piccole, prima sostanziosa tranche di cassa del fondo sblocca-cantieri da tre miliardi creato dal «decreto del fare». Questo primo provvedimento attuativo, che ora è alla firma (attesa in settimana) del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, premia quattro grandi opere e due programmi di manutenzioni rispetto al programma complessivo sblocca-cantieri che dovrebbe concentrarsi, almeno nella prima fase, su dodici grandi opere e quattro programmi nazionali.

Vediamo, anzitutto, le grandi opere finanziate. La Tangenziale est Milano (Tem), che incassa dal decreto Lupi 330 milioni: servono a coprire minori introiti previsti dal traffico e la difficoltà del socio pubblico Provincia di Milano a effettuare l'aumento di capitale. È un project financing anche l'altra grande opera del Nord finanziata, la Pedemontana veneta, cui vanno 370 milioni. È un'opera dal costo di 2,4 miliardi che deve fare i conti con aumenti di costo non previsti dal piano economico-finanziario concordato in origine con il concessionario italo-spagnolo Sys. Quei costi aggiuntivi stanno mettendo a rischio il closing finanziario con le banche.

Novanta milioni andranno a un altro project financing da "aggiustare", ma stavolta al Sud: è il secondo lotto della superstrada Agrigento-Caltanissetta, un'opera da 990 milioni. Anche in questo caso il finanziamento serve per far quadrare i conti, almeno della prima fase. Nel decreto Lupi ci sono poi 27 milioni destinati al potenziamento della ferrovia Torino-Aosta (ma in parte andranno all'acquisto di nuovi treni). Non di poco conto, nella ripartizione spedita da Lupi a Via Venti settembre, sono anche i due programmi di opere piccole e medie per la manutenzione straordinaria di strade e ferrovie. Al piano Anas di manutenzioni straordinarie di ponti, viadotti e gallerie andranno 300 milioni di euro.

Agli interventi per la sicurezza della rete ferroviaria (Rfi) ne arriveranno 361 milioni, che si aggiungono ai 303 e rotti del vecchio contratto di programma sbloccati comunque dal «decreto del fare»: per Fs lo sblocco complessivo ammonta quindi a 635 milioni. Questi due piani sono fatti di piccole opere diffuse sul territorio, che dovranno essere messe in gara entro ottobre al massimo: un segnale dell'equilibrio fra grandi e piccole opere, grandi e piccole imprese, che Lupi ha detto di voler trovare fin dal primo istante del suo ministero.

In tutto dunque diventano già utilizzabili questi primi 1.478 milioni del fondo sblocca-cantieri, cui si devono aggiungere anche due altre voci previste per legge nell'articolo 18 del «decreto del fare»: i 90,7 milioni destinati alle Autostrade dei parchi (in particolare per la A24 Roma-L'Aquila) e i 100 milioni per il piano «seimila campanili» di piccole opere nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Si arriva così a 1.669 milioni di fatto già operativi, cui vanno aggiunti anche i 303 milioni sbloccati del contratto di programma Fs. Totale, 1.972 milioni.

I restanti 400 milioni del «fondo sblocca cantieri» (quello del comma 1 da 2.069 milioni) dovranno essere ripartiti con decisione del Cipe tra altre otto opere elencate dal comma 3 dell'articolo 18 del «decreto del fare»: Quadrilatero Marche-Umbria, metrò C di Roma, linea 1 del metrò di Napoli, M4 Milano in project financing, bretella autostradale Rho-Monza, autostrada Ragusa-Catania in project financing, una quota per integrare il finanziamento della tratta Cancello-Frasso sull'Alta capacità Napoli-Bari.

Il fabbisogno per queste opere è molto superiore ai 400 milioni rimasti, ma il ministero delle Infrastrutture ha intenzione nei prossimi mesi di spostare altre risorse già stanziate in competenza e relative a opere con cantieri a rilento. Potrebbero essere anche le stesse opere finanziate con i 1.479 milioni del primo «decreto Lupi», ha fatto capire il ministro all'assemblea dell'Ance. Se non marceranno secondo i tempi stringenti fissati dal Dm alla firma, anche queste opere potrebbero passare dal Paradiso dello sblocco all'Inferno del definanziamento.

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