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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2013 alle ore 21:42.

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Il Presidente Adly Mansour con i suoi nuovi ministri al palazzo presidenziale del Cairo (Ap)Il Presidente Adly Mansour con i suoi nuovi ministri al palazzo presidenziale del Cairo (Ap)

Nasce in Egitto il governo di Hazem el Beblawi, dopo la deposizione del presidente Mohamed Morsi, in carica da un anno, e la decisione dell'esercito di riprendere visibilmente il controllo del Paese. Sono 33 i ministri che hanno giurato oggi nelle mani del presidente ad interim Adly Mansour: alle Finanze c'è Ahmad Galal, economista per molti anni alla Banca mondiale; agli Esteri l'ex ambasciatore egiziano a Washington Nabil Fahmy; agli Interni, ministero cruciale dai tempi di Mubarak, resta Mohamed Ibrahim così come Osama Saleh, che ritorna al posto di ministro degli Investimenti, incarico ricoperto fino al maggio di quest'anno. Resta anche il ministro del Turismo Hisham Zaazou.

La Difesa rimane nelle mani del comandante in capo dell'esercito, Abdel Fatah al-Sissi, uomo chiave nell'intervento militare che ha portato alla caduta di Morsi, al quale va anche la carica di vicepremier. Nel governo Beblawi ci sono tre donne ministro: Doriya Sharaf el Dine all'Informazione, Laila Rashed Iskandar all'Ambiente e Maha Zeneddin alla Sanità. E ci sono tre ministri copti, la minoranza cristiana del paese: oltre alla Rashed, Mounir Fakhry Abdel Nour al Commercio e industria e Ramsi George alla Ricerca scientifica. C'è anche una star del calcio, Taher Abu Zaid, neoministro dello Sport, in passato nella nazionale egiziana ai Mondiali di Italia '90.

Un governo di cui i Fratelli Musulmani non riconoscono «né la legittimità né l'autorità» nonostante la presidenza egiziana avesse invitato i Fratelli a partecipare al dialogo di riconciliazione nazionale, non escludendo la presenza di ministri dell'organizzazione islamica nell'esecutivo. Ma il movimento ha respinto qualsiasi ipotesi di «patto con i golpisti» che hanno rovesciato il deposto presidente Mohammed Morsi, eletto democraticamente e ritenuto unico capo di Stato legittimo dall'organizzazione.

Il tutto mentre continuano gli scontri fra sostenitori di Morsi e forze dell'ordine che, nella notte, ha lasciato sul terreno al Cairo sette vittime. Le violenze della notte scorsa - «fermamente condannate» dagli Stati Uniti - sono scoppiate dopo quasi una settimana di relativa calma nelle strade della capitale egiziana ed hanno avuto come epicentro un quartiere del centro dove sostenitori di Morsi hanno tentato di bloccare il ponte del 6 ottobre, uno degli snodi strategici della città. Il tentativo è stato respinto dalla forze dell'ordine che, a loro volta, hanno accusato i manifestanti di aver usato molotov e proiettili. Altri scontri sono esplosi sempre nella nottata nei pressi dell'università del Cairo, dove, dal 30 giugno, si riuniscono i supporter della Fratellanza per rivendicare la legittimità del deposto presidente.

Morsi, ha precisato il portavoce della presidenza Ahmed al Moslemani, è tenuto al sicuro in un posto segreto dove è trattato col rispetto dovuto ad un ex capo di Stato. Il nuovo governo ha rispettato in larga misure le attese e le indiscrezioni dei giorni scorsi, soprattutto per quanto riguarda i portafogli più importanti. La mossa a sorpresa di oggi è la nomina di el Sissi a vicepremier, e il rifiuto netto della Fratellanza a riconoscere la legittimità del nuovo governo non fa sperare niente di buono per le prossime notti. Per venerdì, intanto, il Fronte 30 giugno, che raccoglie i movimenti che hanno dato vita alla rivolta anti Morsi, hanno chiamato a raccolta i propri sostenitori. «Per proteggere i risultati della rivoluzione.2».

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