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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 12:55.

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Dossier illegali, Tronchetti Provera condannato a un anno e otto mesi per ricettazione. «Farò ricorso»

Colpevole. Marco Tronchetti Provera è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione per ricettazione al termine del processo di primo grado sull'hackeraggio del cd rom dell'agenzia investigativa Kroll, uno dei filoni d'inchiesta sui cosiddetti "dossier illegali". Il tribunale ha concesso al presidente di Pirelli le attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena e lo ha condannato al risarcimento dei danni, da stabilire in sede civile, nei confronti di Telecom Italia, del finanziere Daniel Dantas e dell'ex amministratore delegato di Brasil Telecom, Carla Cico. Nel frattempo Tronchetti dovrà versare una provvisionale di 900mila euro a Telecom Italia (che aveva chiesto 6 milioni di euro) e di 400mila euro a Carla Cico (la richiesta era stata di 1,8 milioni di euro). Il giudice, come aveva chiesto il pm Alfredo Robledo, ha anche ordinato la trasmissione degli atti alla Procura per eventuali profili di falsa testimonianza a carico degli avvocati Francesco Chiappetta e Francesco Mucciarelli, entrambi all'epoca dell'ufficio legale di Telecom. Per Tronchetti, Robledo aveva chiesto una pena di due anni di carcere.

La vicenda al centro del processo risale al 2004, anno in cui Tronchetti era presidente di Telecom Italia e il colosso telefonico combatteva con alcuni fondi per il controllo di Tim Brasil. La ricettazione riguarda un cd di dati raccolti dall'agenzia di investigazione Kroll e poi hackerati dagli uomini dell'ex manager della security Telecom, Giuliano Tavaroli. Secondo Robledo, Tronchetti Provera era consapevole della provenienza illecita di quei dati. Il processo principale sui dossier illeciti si era concluso a febbraio con sette condanne mentre lo scorso anno era diventata definitiva la sentenza di patteggiamento a 4 anni e 17 giorni per Tavaroli.

Tronchetti Provera aveva reso dichiarazioni spontanee lo scorso 18 marzo e aveva spiegato di non essere mai stato a conoscenza della provenienza illecita del cd che conteneva file sull'attività di spionaggio dell'agenzia di investigazione Kroll. Nella requisitoria, Robledo aveva spiegato che le accuse a Tronchetti non si basavano solo sulle dichiarazioni di Tavaroli, secondo il quale l'allora numero uno di Telecom diede l'autorizzazione all'invio dei file dal Brasile, ma anche su una serie di «riscontri documentali e testimoniali», tra cui la versione dell'ex investigatore privato Fabio Ghioni e della segretaria di Tronchetti. Robledo aveva ricostruito la riunione del 2004 tra Tavaroli, Tronchetti Provera e gli avvocati Mucciarelli e Chiappetta, nella quale quest'ultimo «espose il problema» dei dati ottenuti in modo illecito dagli uomini di Tavaroli. Durante la riunione si decise di «inviare quel cd in forma anonima alla segreteria di Tronchetti». Per il pm Tronchetti «sapeva della provenienza illecita, anche perché altrimenti che bisogno ci sarebbe stato di quell'invio in forma anonima?». Secondo l'accusa, dunque, venne effettuato il «trasferimento di un prodotto di reato», di materiale ottenuto illecitamente. Il tribunale ha accolto la tesi di Robledo condannando Tronchetti Provera.

Ma la difesa del numero uno di Pirelli non ci sta. E in una nota diffusa pochi minuti dopo la sentenza, l'avvocato Roberto Rampioni parla di decisione «inspiegabile perché è fuori sia dalla logica giuridica che dalla logica comune che il dottor Tronchetti sia stato condannato per il reato di ricettazione, avendo disposto l'invio della documentazione all'autorità giudiziaria. Dobbiamo ritenere che il Giudice, di fronte ad un quadro probatorio inaffidabile e in assenza di nuovi elementi di prova, si sia adeguato all'impostazione del pm. Occorre ricordare – continua Rampioni – che l'imputazione di ricettazione originava dalle dichiarazioni accusatorie di Tavaroli, protagonista principale della vicenda processuale dei "dossier illegali", alla quale il dottor Tronchetti era del tutto estraneo. Nel corso dell'attuale procedimento, le dichiarazioni rese da Tavaroli sono state così tante volte rimodulate e modificate che, nella requisitoria, lo stesso pubblico ministero ha dovuto in parte abbandonarle in ragione della loro ambiguità. Peraltro, lo stesso giudizio di inattendibilità del teste Tavaroli era già stato formulato da altri giudici in sede di Corte di Appello di Milano, di Corte di Assise di Milano e dal Tribunale civile di Milano».

«La prima sensazione – prosegue il legale di Tronchetti Provera – è quindi che in questa lunga storia la finalità non sia stata quella dell'accertamento dei fatti, ma la promozione di un teorema accusatorio fondato sulle aspirazioni di quanti, senza il minimo riguardo per le tante evidenze, anche processuali, emerse negli anni, hanno preteso a tutti i costi, e con non poche forzature, un coinvolgimento del dottor Tronchetti».

Intanto, però, Tronchetti Provera «intende comunicare a Mediobanca la sua volontà di sospendersi dalle cariche di vicepresidente e consigliere sino al pronunciamento del giudizio di appello», annuncia in una nota.

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