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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 08:33.

Dopo la mossa disperata della Banca centrale indiana, che ha alzato di ben due punti percentuali i tassi (marginal standing facility rate e bank rate), portandoli dall'8,25% al 10,25%, la rupia stamattina ha toccato i massimi da oltre due settimane contro il dollaro.
Si tratta di un piccolo ma significativo rimbalzo, dopo la spaventosa discesa degli ultimi due mesi e mezzo, dovuta ai timori di un rallentamento del quantitative easing americano e al conseguente rialzo dei rendimenti dei T-Bond Usa. La Banca centrale indiana ha anche annunciato che da domani venderà bond per 120 miliardi di rupie (2 miliardi di dollari) con operazioni open market.
«Queste misure non preguidano il nostro impegno per la crescita», si è affrettato a sottolineare il ministro delle Finanze Palaniappan Chidambaram, aggiungendo che si tratta di una mossa temporanea per soffocare la speculazione, ridurre la volatilità dei cambi e stabilizzare la rupia. Il rischio è infatti che l'aumento dei tassi d'interesse accentui la frenata del Pil indiano, già pericolosamente ai minimi da 10 anni.
Secondo gli analisti, della Kotak Mahindra Bank di Mumbai, i tassi indiani resteranno a questo livello almeno fino a settembre, quando ci sarà maggior chiarezza sul futuro degli stimoli monetari targati Fed.
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