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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 17:56.

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Scusate, ma fino a quando andremo avanti a parlare del Tour del '98? E fino a quando come becchini si continuerà a centellinare nomi e cognomi di una lista che, ormai, sappiamo infinita? Ora, dopo averlo tanto sussurrato, si fa il nome di Marco Pantani. E poi del tedesco Jan Ullrich e dell'americano Bobby Julich.

Viene da dire, capirai che scoperta! Non sono bastate le ammissioni di Lance Armstrong per aprire uno squarcio ( e che squarcio) nel mondo de ciclismo degli ultimi vent'anni? E la confessione, anche se tardiva di Ullrich? E poi quella di Rijs? E avanti un altro! Oramai questo è un gruppo di espiazione permanente: mamma mia, com'era brutto e cattivo quel ciclismo, quante ne hanno combinate tutti i nostri idoli.

E giù a coprirci il capo di cenere con l'immancabile elenco di scandali: i 60 arresti del 1998 con tutta la squadra della Festina in manette. Basso, Ullrich e Vinokourov mandati a casa nel 2006 per le rivelazioni che emergevano dall'Operacion Puerto. L'espulsione in giallo di Michael Rasmussen nel 2007. Poi la famigerata "Cera "di Riccardo Riccò, uno davvero fuori di testa che per un pelo non ci lascia la pelle con una trasfusione fai da te.
Però bisogna chiedersi: ma dove porta tutto questo? E' utile continuare rivangare nella grande fossa del ciclismo per trovare altri resti da esibire in una guerra ormai persa? Serve questa terapia del dolore per far ripartire il futuro?

Bisogna ricordare il passato per capire il presente, d'accordo. Ma ormai quel tipo di ciclismo, dove l'unico controllo sull'eritropoietina era la percentuale massima (50%) di ematocrito, è la storia di un'altra epoca, di un' altra epo, direbbe Gianni Bugno. Dove quasi tutto era permesso.
Non a caso Pantani, nella famosa tappa di Madonna di Campiglio, fu allontanato dal Giro d'Italia perche il suo ematocrito era superiore al consentito, quindi per una presunzione di colpevolezza, e non perché effettivamente positivo.

Il ragionamento era questo: chi ha un ematocrito così alto è facile che abbia preso l'Epo. Era un modo maldestro per limitare i danni. Poi magari c'erano corridori, pur carichi come zampogne, che andavano avanti indisturbati perché non superavano la soglia fatidica di ematocrito.
Ma diciamo la verità, erano quasi tutti dopati. Perché chi non si aiutava non aveva futuro. A pane e acqua non vinceva. Non era un buon gregario. Non spuntava buoni contratti. Questa era la realtà, solo che era vietato dirlo perché quello era un mondo parallelo, omertoso, una sorta di zona grigia dove tutti predicavano bene e razzolavano male.

Rispetto a quegli anni, l'antidoping nel ciclismo ha fatto importanti passi avanti . Ora c'è il passaporto biologico, l'epo si può individuare dai controlli incrociati. Per non parlare della reperibilità dei corridori, che devono sempre farsi trovare per i test a sorpresa.

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