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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 17:18.

Tra i due litiganti (Milan e Juventus si punzecchiano da settimane), ha vinto il Sassuolo. Neopromossa, forse con meno carichi di lavoro nelle gambe, la squadra di Eusebio Di Francesco ha vinto il trofeo Tim (macchiato dai cori razzisti contro Constant: neppure in agosto, in amichevole vince la buona educazione).
Solo gloria estiva, forse, ma i nero-verdi hanno confermato il calcio brillante della passata stagione. Alcuni acquisti importanti (Kurtic dal Palermo, Zaza dall'Ascoli, Rossini dalla Sampdoria, Alexe dalla Dinamo Bucarest) per intrecciare un telaio che ha dominato la serie B 2012-2013, pur aspettando l'ultimo minuto dell'ultima giornata per la promozione. Le gioie con brivido sono ancora più grandi.
Il modello non è il Chievo. Sassuolo è modello a sé: è il più piccolo comune ad aver raggiunto la serie A (41mila abitanti) e ha alle spalle la pace del calcio di provincia e la Mapei, multinazionale con il mondo come confine. Poi c'è una preparazione all'avanguardia nel Centro Sport Mapei. Il presidente Squinzi ha detto: "Senza fare follie ci sarà qualche ritocco". Che il club può permettersi: i conti sono in ordine (fra 2011 e 2010 +5,7% per il fatturato oltre i 20 milioni di euro), il valore dei giocatori è ben sopra i 3,3 milioni di euro iscritti a bilancio: il salto di categoria l'ha fatto lievitare, e di molto.
La grana dello stadio è stata risolta: troppo piccolo (4mila posti) l'Enzo Ricci di Sassuolo per la serie A e un bacino potenziale di 100mila tifosi ospiti in arrivo per le gare interne. Così, il club ha preso in gestione lo stadio di Reggio Emilia, diventato Mapei Stadium. Nel trofeo Tim l'ha tenuto a battesimo Gaetano Masucci, al Sassuolo da 2004, con la doppietta che ha steso un Milan accaldato e sfilacciato. Ora arriveranno le gare vere, quelle della A: l'obiettivo – l'ha ribadito Squinzi – "è una tranquilla salvezza". I tifosi del Sassuolo di ritorno da un sogno di mezza estate pensavano che se son rose fioriranno… La serie A può cominciare.
STELLE (E SPERANZE)
Jasmin Kurtic.
Nazionale sloveno, 24 anni, appena arrivato in Emilia via Palermo. Ha ambizioni da grande (Lampard e Gerrard i suoi modelli), piedi buoni, visione di gioco e personalità: chi avrebbe rischiato un rigore con il cucchiaio contro i campioni d'Italia come ha fatto nel trofeo Tim? Un po' Viera, un po' Prince Boateng, tanta corsa e quel briciolo di anarchia tattica che apre le difese.
Simone Zaza.
L'uomo giusto al posto giusto, a rafforzare un attacco già ricco (78 gol in 42 gare di B). Diciotto reti con l'Ascoli lo scorso anno, conteso dalle big (è stato acquistato in comproprietà da Juve e Sassuolo), è in Emilia perché è meglio essere primi in Gallia che secondi a Roma. Tutto è dalla sua parte: classe sopraffina e fisico da corazziere; solo le mattane possono tradire lui (e il Sassuolo). Potrebbe replicare le fortune di El Shaarawy. La maglia che gli hanno concesso, la 10, è auspicio e promessa.
Domenico Berardi.
La Juventus, che già era fatta scappare la stella Marco Verratti, non poteva farsi sfuggire anche Berardi. Il giocatore è del Sassuolo (ma "promesso" alla Juventsu): nella remota provincia, senza pressioni, né ossessioni, crescere è più facile. Dopo gli 11 gol della passata stagione (in 37 gare), per il 19enne calabrese è tempo di consacrazione.
Francesco Magnanelli.
Anche a Sassuolo c'è solo un capitano, e non ha mai giocato in serie A. Ecco la sua gioia il giorno della promozione: "Inseguire la A per tanto tempo e adesso poterla giocare è bello, difficile e bello". E' in Emilia dal 2005, era la serie C2. Mille secoli fa, tante storie fa, in mezzo 274 partite e cinque gol. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio e dalla fedeltà.
Francesco Acerbi. Il difensore, ex Milan ed ex Chievo, è passato al Sassuolo da un mese. Soprattutto è reduce da un'operazione per un tumore a un testicolo. Non sarà forse il replay della favola bella di Eric Abidal con la Champions blaugrana fra le braccia, ma il calcio, a volte, sa ancora regalare sorrisi e speranza. A volte.
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