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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2013 alle ore 08:23.

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Al Cairo la giornata del confronto e della prova di forza nelle piazze è cominciata sotto i peggiori auspici: l'ex presidente Mohamed Morsi, leader dei Fratelli musulmani deposto il 3 luglio dall'esercito, è stato messo in custodia cautelare con l'accusa di aver cospirato con il movimento palestinese Hamas per evadere dal carcere nel 2011, durante la rivolta anti-Mubarak. Anche se poi, almeno fino a sera, il bilancio degli scontri è rimasto relativamente contenuto: cinque morti e alcune decine di feriti in tutto il Paese.
Morsi è detenuto in una struttura militare segreta già dal 3 luglio, quando i militari hanno sospeso la costituzione e lo hanno estromesso dal potere, in risposta alle proteste di strada contro il suo governo. Una detenzione prolungata e sostanzialmente non motivata stava però suscitando critiche sempre più vivaci da parte della comunità internazionale, ultime quelle espresse giovedì dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha invitato il governo ad interim a mettere fine agli arresti arbitrari e ad altre azioni persecutorie nei confronti dell'opposizione.
La risposta è arrivata appunto ieri, affidata all'annuncio dell'agenzia di stampa Mena: custodia cautelare per 15 giorni per l'ex presidente, per accertare la presunta collaborazione con Hamas negli attacchi a stazioni di polizia e prigioni che, all'inizio del 2011, permisero a islamisti e altri prigionieri politici di evadere. Collegate a questa ci sono una serie di altre gravi accuse: spionaggio, omicidio premeditato di poliziotti, soldati e altri prigionieri, danni a installazioni della polizia.
Il 23 giugno scorso un tribunale egiziano aveva accusato Hamas e le milizie sciite libanesi di Hezbollah di essere coinvolti nell'evasione di numerosi prigionieri - fra i quali lo stesso Morsi - dal carcere, durante la rivolta contro il regime di Hosni Mubarak. All'epoca Morsi aveva affermato di non essere evaso, ma che alcuni abitanti del luogo avevano aperto le porte della prigione liberando i detenuti.
«Sappiamo - ha commentato Gehad El-Haddad, portavoce dei Fratelli musulmani - che tutte queste accuse non sono altro che fantasie di qualche generale e di una dittatura militare. La sola accusa da imputare a Morsi è la rivoluzione stessa. Continueremo - ha aggiunto - la nostra protesta nelle strade». Anche Hamas - movimento che ha peraltro le sue radici nella Fratellanza musulmana - ha respinto ogni imputazione, sfidando gli inquirenti a trovare «una sola prova» del suo coinvolgimento negli affari egiziani.
Nelle piazze intanto dalla mattina hanno cominciato a radunarsi i sostenitori delle due parti: i supporter dell'esercito e del governo ad interim, chiamati a raccolta dal generale Abdel Fattah al-Sisi, che mercoledì ha chiesto un «mandato» per stroncare il terrorismo e la violenza; i manifestanti pro-Morsi, pronti a rispondere con un imponente mobilitazione a quello che sempre più indicano come un golpe a tutti gli effetti, che ha azzerato la vittoria islamica alle elezioni: 34 i raduni organizzati dalla Fratellanza nella sola capitale.

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