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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2013 alle ore 16:49.

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La seconda vita di Al Qaeda - Siria,  sequestrato sacerdote italiano

L'anno scorso il rapporto del Dipartimento di Stato americano sul terrorismo (Country Report on Terrorism) aveva definito al-Qaeda quasi moribonda o comunque in profondo declino. Un'analisi che si basava sui successi conseguiti dagli Stati Uniti nei mesi precedenti con l'uccisione in Pakistan di Osama bin Laden e di Atiya Abdul Rahman oltre a Anwar al-Awlaki, leader di al-Qaeda nella penisola arabica ucciso in Yemen e alla soppressione di numerose altre figure minori dell'organizzazione terroristica colpite soprattutto con l'impiego dei droni.

A un anno di distanza quel rapporto viene messo in discussione dalla crescente vitalità dimostrata da tutti i "tentacoli" della piovra del terrore islamico composta da sigle variegate attive in diverse aree dei continenti asiatico e africano ma tutte ben vive e vegete come dimostra la recente escalation di colpi di mano, attentati e incursioni.

Nelle ultime ore 243 prigionieri sono evasi dalla prigione di massima sicurezza di Dera Ismail Khan, una delle più grandi del Pakistan, assaltata ieri sera da una trentina di miliziani talebani che secondo il commissario della polizia Mushtaq Jadoon, hanno liberato "una trentina di militanti islamici mentre altri sei sono stati catturati vivi". Cinque kamikaze ci sono fatti esplodere lungo il perimetro del carcere aprendo la strada ai miliziani che hanno impiegato anche mortai ed esplosivi. Il bilancio ufficiale dello scontro è di 12 morti, tra cui cinque poliziotti, cinque prigionieri e due civili ma nessuno ha spiegato il forte ritardo con il quale sono stati inviati rinforzi militari che poi hanno imposto il coprifuoco nella zona I talebani del Tehrik-e-taleban Pakistan (Ttp), il principale gruppo che opera nel nord ovest composto da molti miliziani qaedisti, ha rivendicato l'attacco affermando di ''aver liberato circa 300 prigionieri''. Nel penitenziario c'erano circa 5 mila detenuti. Tra questi circa 250 appartengono a gruppi estremisti islamici, di cui 45 comandanti. Si tratta della seconda evasione di massa in Pakistan dopo quella del carcere nel distretto tribale di Bannu assaltato dai talebani nell'aprile 2012. Oltre 380 prigionieri riuscirono a scappare, tra cui Adnan Rashid, un ex militare coinvolto in un fallito tentativo di assassinare l'ex generale e presidente Pervez Musharraf.

Una settimana or sono un assalto simile era stato effettuato dagli uomini di al-Qaeda in Mesopotania contro il complesso carcerario di Abu Ghraib con la stessa tattica utilizzata a Dera Ismail Khan. La prigione resa celebre dai soprusi sui prigionieri compiuti da alcuni militari statunitensi, situata 25 chilometri a ovest di Baghdad, è stata attaccata prima con colpi di mortaio, poi sei attentatori suicidi hanno raggiunto il perimetro protetti dal fuoco dei miliziani facendosi esplodere per aprire brecce lungo i muri delle due aree detentive. Secondo quanto riferito dal deputato Hakim al Zamili, esponente della commissione sicurezza e difesa del Parlamento iracheno, almeno 500 detenuti, molti dei quali appartenenti ad al-Qaeda riuscirono a fuggire ma il vero scandalo è che la battaglia è durata 12 ore durante le quali l forze di sicurezza non sono riuscite a intervenire. Le autorità hanno poi riferito che 349 degli evasi sono stati nuovamente arrestati ma l'episodio ha messo in evidenza negligenze e complicità all'interno delle forze di sicurezza (alcuni alti ufficiali sono stati arrestati) ed è costato il posto al direttore del sistema penitenziario.

La rinnovata vitalità dei qaedisti in Iraq è del resto dimostrata dal costante incremento di attentati in tutto il Paese che solo nell'ultima settimana hanno provocato oltre 300 morti per lo più sciti. Il territori settentrionali iracheno sono inoltre utilizzati dai qaedisti per infiltrare armi e combattenti in Siria a sostegno delle milizie islamiste anti-Assad e soprattutto del Fronte al-Nusrah affiliato al AQI (al-Qaeda in Iraq). Tra le tante sigle di gruppi e milizie islamiste attive in Siria è difficile stabilire quante si riconoscano nell'organizzazione guidata oggi da Ayman al-Zawahiri ma di certo ne replicano caratteristiche ideologiche e schemi tattici oltre ad aver assimilato la capacità di assorbire e addestrare migliaia di volontari stranieri affluiti da tutto il mondo per combattere il regime siriano come era riuscito a fare Osama bin Laden in Afghanistan costituendo una sorta di "legione straniera del jihad" prima dell'11 settembre 2001. I report delle agenzie d'intelligence occidentali registrano il costante rafforzamento del Fronte al-Nusrah che raccoglie crescenti consensi popolari nelle aree liberate e assorbe combattenti da altre milizie in un contesto in cui la debolezza degli insorti "laici" sta consentendo ai governativi di conseguire ampi successi.

I qaedisti rafforzano le posizioni anche in Nord Africa. In Egitto sono presenti da tempo a Gaza e nel Sinai e hanno cominciato a colpire i militari che hanno rovesciato il governo di Mohamed Morsi. Il caos che sta investendo i Paese potrebbe offrire nuove opportunità per il radicarsi di gruppi qaedisti tenuto conto che al-Zawahiri è egiziano. In Libia i 200 miliziani giunti nel Paese all'inizio della rivolta contro Gheddafi e i reduci del Gruppo Militante Islamico Libico (affiliato ad al-Qaeda già negli anni ‘90) hanno contribuito alla nascita di numerose sigle jihadiste che oggi controllano buona parte della Cirenaica e colpiscono con frequenti attentati e agguati a Bengasi mentre nella regione desertica del Fezzan si sono rischierate le milizie di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) messe in fuga dall'offensiva francese in Malì. Secondo fonti ben informate proprio le informazioni raccolte in questa campagna militare dai servizi segreti francesi e algerini hanno permesso di confermare i rapporti finanziari e militari (armi e addestramento) che legano AQMI e la "costola" nota come Movimento per l'Unicità e il Jihad nell'Africa Occidentale (MUJAO) ai gruppi jihadisti che dal Sahel stanno diffondendosi nell'Africa Nera, dal movimento Boko Haram in Nigeria alle milizie attive persino in Congo e Tanzania. In Somalia, benché ricacciate dai sobborghi di Mogadiscio dalle forze panafricane e governative, i miliziani Shabhab (che si riconoscono apertamente in al-Qaeda) restano forti, controllano ancora ampi territori e colpiscono con azioni terroristiche Kenya e Uganda che hanno inviato truppe in territorio somalo. Niente male per dei moribondi.

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