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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 20:32.

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Il Governo ora rischia. Ecco che cosa dice la legge - Il Punto (di S.Folli) - Le urgenze dell'economia per ripartire (di F.Forquet)

Tutto cambia ora. Le dichiarazioni di questi giorni sulla non influenza del verdetto della Cassazione sulla vita del governo sono destinate ad essere verificate a breve. Le previsioni benevole che si erano rincorse per tutto il pomeriggio, alla Camera, al Senato e a Palazzo Chigi sono state spazzate via in pochi minuti dalla lettura del dispositivo. La Cassazione con quel termine «irrevocabile» sancisce la condanna definitiva per frode fiscale dell'ex premier. E il rinvio in Corte d'appello, per ricalcolare la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, non può essere certo una consolazione. Anche perché ininfluente rispetto alla prescrizione.

Ma al di là di questo la prosecuzione della carriera di senatore di Silvio Berlusconi è messa in discussione dalla recente legge Severino n.235 del 31/12/2012: l'articolo 1 stabilisce che è incandidabile chi ha «riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione»; l'articolo 3 stabilisce invece «le sentenze definitive di condanna sono immediatamente comunicate (...) alla Camera di rispettiva appartenenza» la quale «delibera ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione», riguardante la valutazione dell'aula dei «titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità».

In sostanza, in questo caso il Senato sarà chiamato a pronunciarsi su un dispositivo che determina l'ineleggibilità del senatore Berlusconi avendo due sole possibilità: l'accoglimento della sentenza della Cassazione con l'estromossione del leader Pdl dal Senato oppure uno scontro istituzionale tra Parlamento e Magistratura di proporzioni non definibili.

Tutto ciò Berlusconi lo sa bene. E lo sa anche Enrico Letta che ha seguito la diretta televisiva con non meno apprensione. Il governo e la maggioranza nei prossimi giorni saranno chiamati a un intenso tour de force in Parlamento per evitare la decadenza di importanti decreti legge. Una verifica immediata di quanto sia ancora agibile la grande coalizione. Finora Berlusconi ha seguito il consiglio dei suoi legali e delle colombe del partito di mantenere toni moderati, di evitare dichiarazioni scomposte.

Ma ora? Ora che il Cavaliere davanti alla televisione ha ascoltato la sua condanna ? I falchi del Pdl sono già in movimento. Molti vorrebbero andare subito allo show down, far saltare il banco e puntare diretti verso il voto. Altri invece suggeriscono di rimanere fermi, di attendere che in Parlamento arrivi la richiesta per l'esecutività della sentenza. Altri ancora dicono che l'ex premier eviterebbe l'onta della conta, dimettendosi da senatore. Un gesto che preluderebbe anche al passaggio di testimone alla figlia Marina e al rapido ritorno davanti agli elettori.

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