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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2013 alle ore 15:04.

Oggi chi tifa Inter fa festa. No, non perché Samuel Eto'o, uno dei protagonisti della stagione esaltante del triplete, potrebbe tornare a indossare il neroazzurro due anni dopo il trasferimento in Daghestan. Per adesso si tratta soltanto di una voce che potrebbe rimanere tale. Eto'o guadagna tanto, forse troppo per le casse dell'Inter. No, non c'entra nemmeno Erick Thohir, il magnate indonesiano che presto o tardi potrebbe mettere le mani sulla società di Massimo Moratti. Il presidente è stato chiaro. L'accordo si chiuderà soltanto se e quando tutti i dettagli saranno sistemati.
Oggi chi tifa Inter fa festa perché Javier Zanetti, il capitano di mille battaglie, il centrocampista che tutti avrebbero voluto avere in squadra per dedizione alla causa e talento, compie 40 anni. Un traguardo di straordinaria importanza se si considera che il "Pupi" è ancora un calciatore a tutti gli effetti. Pronto, o quasi, a prendere per mano la nuova creatura di Walter Mazzarri per guidarla fuori dalle secche dell'ultimo campionato. Zanetti spegne le candeline e il calcio italiano scatta sull'attenti per tributargli il doveroso omaggio. Sì, perché le bandiere, quelle vere, appartengono un po‘ a tutti.
Un primato tira l'altro. Javier l'argentino è capitano dall'Inter dal 1999. La fascia gli è stata ceduta da Beppe Bergomi, un altro monumento del pallone a spicchi neroazzurri. Con la maglia che è stata indossata da campioni senza tempo come Sandro Mazzola, Tarcisio Burgnich, Mario Corso e Giacinto Facchetti, eroi intergenerazionali che hanno fatto epoca, ha giocato finora 18 campionati per un totale di 603 partite. Nessuno straniero ha fatto meglio di lui in Serie A. Di più. Zanetti è al secondo posto nella classifica di presenze assolute nel massimo campionato italiano. Dietro a Paolo Maldini, che in maglia rossonera ha collezionato la bellezza di 647 gare in 25 stagioni. Tempo due campionati e c'è il sorpasso. Zanetti ancora in campo a 42 anni? Per capire che l'operazione è tutt'altro che impossibile è sufficiente dare un'occhiata alle ultime prestazioni del capitano prima del grave infortunio che l'ha costretto ai box. Il fenomeno di Buenos Aires corre ancora come e più di colleghi che hanno una decina di primavere meno di lui. Questione di fiato, certo, ma anche di cuore.
L'Inter a Madrid, lui a Milano. Non poteva andare altrimenti. Zanetti ha seguito la squadra nella spedizione statunitense, perché stare con il gruppo, pure se infortunati, permette di non perdere il contatto con le emozioni dello spogliatoio. E poi, Pupi fa storia a sé. Per il capitano, perdere una gara della sua Inter equivale a masticare ortiche per ore. Non si fa, non va bene. Eppure, talvolta la spina è necessario staccarla. E quale migliore occasione dei 40 anni per ritagliarsi uno spazio con la famiglia che da sempre gli riconosce calore e sostegno? Sì, oggi Javier è a Milano, nella sua Milano, a brindare al domani che verrà con la moglie Paula e i loro tre figli. Oggi festa, ma da domani si ricomincia. Tra qualche giorno, sarà sottoposto ad alcuni esami per fare il punto sullo stato di guarigione del polpaccio. Se tutto andrà per il verso giusto, nel prossimo fine settimana Zanetti potrebbe ricominciare a correre. Senza forzare, per carità, e con carichi di lavoro modesti. Ma l'importante è riprendere a sgambettare. Per tutto il resto, c'è tempo.
Javier Zanetti è uno dei migliori spot possibili per il gioco del calcio contemporaneo. Perché oltre a possedere le stigmate del campione, fuoriclasse assoluto con un talento grande così e una determinazione da strappare gli applausi pure agli avversari, possiede anche, dote ancora più rara, una sconfinata capacità di stare al mondo e di relazionarsi con il prossimo. Fuori e dentro il campo. Proprio così. Zanetti è un signore d'altri tempi, nobile e prezioso nei modi e nelle forme. In 18 anni di carriera italiana, gli episodi di gioco al limite del biasimevole dei quali è stato protagonista si contano sulle dita di una mano. Lo dimostra il rispetto che ha sempre ottenuto negli stadi caldi in cui ha prestato servizio. E cosa dire del quotidiano a telecamere spente? Basta chiedere a tutti i giocatori che hanno avuto modo di condividere con lui l'avventura in maglia neroazzurra. Zanetti è un generoso, dispensa consigli a chiunque, senza aspettarsi nulla in cambio se non una stretta di mano a burrasca passata. I grandi personaggi dello sport, quelli che trovano posto sui libri di storia, hanno sempre fatto più di quanto venisse loro richiesto. Zanetti è fortunato e lo sa. Per questo, una decina di anni fa ha dato vita a una fondazione non-profit, la Fondazione Pupi, che si occupa di regalare una speranza ai bambini infelici di Buenos Aires. Uomini così ne nascono pochi. Meglio tenerseli stretti. Sempre e comunque.
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