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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2013 alle ore 08:13.
Girano voci contrastanti in serata al Cairo sull'operazione che oggi molto probabilmente porterà la polizia egiziana a sgomberare i sit-in dei sostenitori dell'ex presidente Mohamed Morsi. Secondo alcune fonti si prevede una sorta di blitz mentre per altre sarà assolutamente graduale, fino a poter durare, «anche due o tre giorni».
Fonti del ministero dell'Interno citate dall'agenzia ufficiale Mena, specificano che nei due punti di assembramento, la piazza della moschea Rabaa al Adawiya e la piazza Al Nahda, prima di iniziare saranno lanciati «ripetuti avvertimenti» e inviti ad abbandonare la strada prima che gli agenti procedano con il lancio di gas lacrimogeni.
«Ci saranno una serie di passi graduali che annunceremo uno per uno mentre procederemo», ha riferito un generale alla Afp. Si inizierà con il porre d'assedio le due piazze per isolarle. A quel punto nessuno potrà aggiungersi ai manifestanti cui saranno dati diversi avvertimenti per ritirarsi. «Questo durerà due o tre giorni», ha chiarito un altro funzionario delle forze di sicurezza all'agenzia Efe.
Bonino: rischio bagno di sangue
"Vuole dire usare mezzi militari anche pesanti, e il rischio di un bagno di sangue è chiaro", è l'allarme lanciato dal ministro degli Esteri, Emma Bonino. "La situazione è quella di una attesa molto nervosa", ha sintetizzato la responsabile della Farnesina, fotografando l'atmosfera che si respira soprattutto nella megalopoli. Come osservato la notte scorse, le misure di sicurezza nella capitale sono state rafforzate, con agenti e militari che presidiano in forze e bene armati le strade di accesso ai simboli della rivolta. Per il blitz contro i dimostranti sarebbero stati mobilitati in migliaia.
In segno di sfida dopo il nuovo annuncio sull'imminenza di un'azione di forza, i pro-Morsi hanno manifestato nella capitale, affluendo a Rabaa e Nahda, e andando a ingrossare le fila della crescente moltitudine assiepata negli accampamenti, che continuano a estendersi verso il limite delle barricate in particolare a Rabaa, la più affollata. E proprio a Rabaa la notte scorsa un blackout elettrico di circa un'ora ha scatenato le preoccupazioni dei pro-Morsi pronti a dover subire il più volte annunciato sgombero. "Siamo in stato di emergenza", è il messaggio rilanciato nella notte sui social-network. Dopo circa un'ora è tornata l'elettricità, si è trattato solo di un guasto, hanno spiegato le autorità. In questo quadro, la possibilità che si apra una concreta via al dialogo "è legato a un filo", ha detto ancora il ministro Bonino: "La nostra presenza continua, ma per ora non ho motivo di credere che un qualche compromesso sia stato trovato".
In campo è rimasta la mediazione di Ahmed Al Tayeb, gran imam di Al Azhar, la più importante istituzione teologica musulmana sunnita. In questi giorni, è il poco che è trapelato, ha incontrato i rappresentanti del governo e dei Fratelli musulmani. Mistero fitto su quali siano i termini di un'intesa che, come sottolineato da Bonino, almeno per il momento non si è trovata. Lontano dalla capitale, nel governatorato di Beni Suef, una disputa banale si è tramutata in scontri violenti tra ultraconservatori musulmani e cristiani copti: almeno 15 feriti il bilancio, l'ingresso di una chiesa dato alle fiamme, così come una decina di case.
È invece una vera e propria "guerra al terrorismo" la campagna militare lanciata dall'esercito in Nord Sinai, dove in 48 ore sono stati uccisi almeno 10 "miliziani integralisti". Ai funerali dei primi quattro, uccisi venerdì da un raid egiziano e non, stando alle tesi ufficiali, di Israele, ha partecipato un migliaio di persone. La cerimonia ha inondato l'etere con le immagini trasmesse dai canali panarabi. Segno che nella regione, hanno osservato i media filo-governativi egiziani, "c'è un consenso" per i "terroristi".
Il premier del governo provvisorio è intervenuto per chiarire il sostegno dell'esecutivo alle operazioni in Sinai, all'indomani di nuovi raid degli elicotteri Apache, che hanno centrato due auto e una presunta base terrorista. Hasem Beblawi ha poi voluto ringraziare i residenti del Nord Sinai "per il loro contributo" alla campagna dei soldati. Che si "estenderà" assicurano fonti della sicurezza
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