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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 17:24.

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«Vedo un telaio di quattro assi di sviluppo su cui concentrare tutti i fondi Ue 2014-2020: garantire al made in Italy tradizionale una forte iniezione di innovazione e ricerca per aumentarne la competitività, raccordare o sviluppare nuove produzioni e ricerca in settori di alta tecnologia come nanotecnologie, biotecnologie o aerospazio, puntare sull'agricoltura specializzata di qualità e sull'agrindustria che presentano nuovi spazi di mercato per la produzione italiana, sfruttare l'opportunità della valorizzazione dei beni culturali e ambientali». Così Carlo Trigilia, ministro per la Coesione territoriale, in un'intervista al Sole 24 Ore. «Occorre superare la frammentazione del passato nella programmazione dei fondi Ue. E bisogna liberare le risorse europee dal finanziamento delle grandi infrastrutture, che nei cicli precedenti hanno avuto circa il 25-30% delle disponibilità e d'ora in poi dovranno essere finanziate con risorse nazionali come il Fondo di sviluppo e coesione, l'ex Fas».

Carlo Trigilia, ministro per la Coesione territoriale, parla per la prima volta del disegno rivoluzionario che intende presentare all'inizio di settembre per la programmazione del nuovo ciclo dei fondi europei 2014-2020. È una «riflessione», da tradurre rapidamente in azione di governo, su una programmazione colossale che supererà i 100 miliardi: 30 arriveranno dai fondi strutturali messi già nel bilancio Ue, 30 dovrebbero arrivare dal cofinanziamento nazionale se si confermerà la tradizione di un cofinanziamento nazionale al 50% (le regole europee prevedono che sia fra il 25% e il 50%), altri 40 sono già nella competenza del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) che dovrebbe incassare però dalla prossima legge di stabilità altri 10-15 miliardi.

«Un'occasione storica - dice Trigilia - per dare solidità e competitività al nostro sistema economico e industriale, soprattutto nel Mezzogiorno ma non solo, mettendo insieme un grande e coerente progetto di sviluppo e superando quella modalità "aggregativa" della programmazione passata, quando si facevano confluire centinaia di progetti in 50 programmi e alcune altre decine di azioni». Settembre sarà il mese di fuoco del confronto con le Regioni (e all'interno del Governo per stabilizzare le risorse nazionali). «Entro fine settembre dobbiamo arrivare alla firma dell'accordo di partenariato da mandare a Bruxelles, altrimenti saremmo in ritardo con gli impegni europei». Il premier Enrico Letta ha già fatto chiaramente capire nella conferenza stampa del 10 agosto a Palazzo Chigi di condividere un disegno ambizioso per la programmazione 2014-2020 e per il Sud. «Il ministro della Coesione territoriale - dice Trigilia - porta la responsabilità di fare una proposta di programmazione che parta da un'analisi della crisi del Paese, che non è solo la crisi congiunturale di matrice internazionale, ma si inserisce in difficoltà di più lunga durata, i cui segni si registrano nella nostra economia ormai da una decina di anni».

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