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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2013 alle ore 06:37.

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Pil ancora giù (-0,2%), Olanda in affanno

L'Olanda non rialza la testa: schiacciato da domanda in calo, disoccupazione in aumento e investimenti in picchiata, nel secondo trimestre dell'anno il Pil registra una contrazione congiunturale dello 0,2%, la quarta consecutiva. Dopo Cipro, è il peggior risultato dell'Eurozona, a pari merito con l'Italia. Su base tendenziale, la flessione dell'economia è dell'1,8 per cento. Unica consolazione è il rallentamento del trend, se si considera che nei tre trimestri precedenti il calo era stato rispettivamente dello 0,9, 0,6 e 0,4 per cento.

Ma per la quinta maggiore economia dell'area euro, un tempo modello di rigore e paladina dell'austerity, è una magra consolazione. Il Paese, precipitato nella terza recessione dal 2009, fatica ad uscirne. È quella che gli addetti ai lavori chiamano "balance-sheet recession", una recessione seguita allo scoppio di bolle gonfiatesi per l'eccessivo accumulo di debito. In particolare il debito privato - quello olandese è tra i più alti in Europa - alimentato dalla forsennata corsa al mattone foraggiata dalle banche.

Dal 2008 i prezzi delle case hanno iniziato a scendere, le famiglie hanno tagliato le spese per star dietro ai mutui concessi troppo generosamente (e ormai insostenibili con un mercato in contrazione), le banche e il governo hanno dovuto a loro volta stringere la cinghia. E la domanda è crollata - ieri l'Istituto nazionale di statistica olandese ha certificato una nuova flessione dei consumi del 2,4% su base annua nel secondo trimestre - strozzando l'economia. Ad aggravare la situazione si aggiunge il quadro occupazionale: a luglio, il dato è stato diffuso sempre ieri, il tasso dei senza lavoro è salito al 7% dal 6,8 per cento di giugno. Per non parlare degli investimenti, precipitati nel secondo trimestre dell'anno del 9,4% rispetto allo stesso periodo del 2012.

Un quadro così negativo complica la già non semplice vita del governo di coalizione liberale-laburista. Per riportare il deficit sotto il 3% (quest'anno è previsto al 3,6% dalla Commissione Ue, anche se l'ufficio di analisi economica del governo ieri lo ha stimato al 3,9%), occorrono nuove, indigeste misure di austerity: un pacchetto da sei miliardi per il 2014. L'esecutivo progetta di presentarlo a settembre, ma per approvarlo alla Camera alta, dove non ha la maggioranza, gli occorre il sostegno di almeno parte dell'opposizione. Impresa non semplice se si considera che nel Paese il fronte anti-rigore si sta ingrossando sempre più, accomunando i partiti e le istituzioni socioeconomiche più distanti: l'estrema destra di Geert Wilders, quel Partito per la Libertà che i sondaggi indicano oggi come il più popolare, i Socialisti di estrema sinistra, i sindacati e i leader delle principali organizzazioni imprenditoriali.

Per il governo, che è invece ai minimi di popolarità (28% di consensi), è però in gioco la credibilità davanti all'Europa. E quella tripla A che ancora le agenzie di rating assegnano all'Olanda, fino a poco tempo fa orgoglio e vanto del Paese.

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